Il termine utopia ha una data di nascita precisa: la fine del 1516, quando Tommaso Moro diede alle stampe presso T. Martin, editore di Lovanio, un libretto in latino intitolato “De optimu reipublicae statu deque nova insula Utopia libellus vere aureus” ("Libretto davvero aureo sulla migliore forma di repubblica e su una nuova isola chiamata Utopia").
E il termine “aureo” riporta all’Alchimia e all'Opera Compiuta.
Il neologismo coniato dallo scrittore inglese rinvia alle forme greche ou-tópos ed eu-tópos, rispettivamente e liberamente traducibili con "luogo inesistente" e "luogo felice". L’ambiguità è voluta: l’opera di Moro racconta di un viaggio nel quale un marinaio, Raffaele Itlodeo, approda su un’isola immaginaria (ou-tópos) nella quale regnano la giustizia, una ragionevole libertà, la tolleranza religiosa (eu-tópos). E questo lo riconcilia con il nome “segreto” della città di Utopia : Abraxas. L’origine di questa parola forse è greca o forse ancora più antica perché ricorda il dialetto sardo e la “mitica atlantide”, ma “Abraxas” ricorda anche qualcos’altro… un'altra “unione degli opposti” e la fine di una guerra di religione. Curioso notare che da Abraxas si ottiene - con una sola aggiunta - la parola Saxarubra.
Saxarubra è il luogo della battaglia di Massenzio
www.milesgloriosus.it/saxarubra.htm
in cui si dice che Costantino abbia visto la "croce" in cielo.
L'esito della battaglia determinò la scelta dell'imperatore tra cristianesimo e mitraismo. La dualità....
“Dio è l’unità dei contrari, dell’ira e dell’amore, del male e del bene, del Diavolo e del suo contrario, il Figlio. In questa posizione Cristo e Satana divengono in qualche modo fratelli, figli di un unico Padre, parti di Lui, momenti della sua natura polare”. È quanto affermerà Carl Gustav Jung nel suo esoterico Septem Sermones ad Mortuos scritto nel 1916, fatto circolare come opuscolo per gli amici e mai distribuito in libreria. Il testo, che si richiama idealmente allo gnostico Basilide, afferma la natura di "pleroma" di Dio composta da coppie di opposti di cui "Dio e demonio sono le prime manifestazioni". Essi si distinguono come generazione e corruzione, vita e morte. E tuttavia "l’effettività è comune a entrambi. L’effettività li unisce. Quindi l’effettività è al di sopra di loro ed è un Dio sopra Dio, poiché nel suo effetto unisce pienezza e vuotezza". Questo Dio che unisce Dio e il Diavolo è chiamato, da Jung, Abraxas. Esso è la forza originaria, che sta prima di ogni distinzione. "Abraxas genera verità e menzogna, bene e male, luce e tenebra, nella stessa parola e nello stesso atto. Perciò Abraxas è terribile". Esso è "l’amore e il suo assassino", "il santo e il suo traditore", è "il mondo, il suo divenire e il suo passare.
Jung, nel discorso ecoterico dei "Sette Sermoni" si schierava come Blake, a favore della santificazione della natura, all’innocenza del divenire.
- cfr di Blake "The Marriage of Heaven and Hell" (Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno) scritto nel 1790
Qui la santificazione degli impulsi e dei desideri, in primis quello sessuale, "for everything that lives is Holy" (poiché ogni cosa vivente è Sacra!), ottiene la sua consacrazione teorica. Per essa non v’è più il male che nega il bene: male e bene sono entrambi necessari. "Senza Contrari non c’è progresso. Attrazione e Ripulsa, Ragione e Energia, Amore e Odio sono necessari all’Umana esistenza. Da questi contrari scaturisce ciò che l’uomo religioso chiama Bene e Male. Bene è la passività che ubbidisce a Ragione. Male è l’attività che scaturisce da Energia. Bene è il Cielo, Male è l’Inferno".
Ricordiamo, tra gli altri, la riflessione di Mircea Eliade che in due scritti, Il mito della reintegrazione (1942) e Mefistofele e l’Androgine (1962), espone, sotto le suggestioni di Jung, la sua visione della "polarità divina". Per essa ogni divinità appare polare, benefica e malefica ad un tempo. Il Serpente è fratello del Sole, così come, secondo un mito gnostico, lo sarebbero Cristo e Satana.
Questa bi-unità divina prepara, nell’uomo, la reintegrazione di sacro e profano, di bene e di male in una unità superiore che trova, per Eliade, la sua meta simbolica nella figura dell’androgino.
Questo simboleggia il Maghen David : l'unione degli opposti.
** Ricordi, sogni, riflessioni di C. G. Jung, Milano 1990.
** Demian. Storia della giovinezza di Emil Sinclair H. Hesse - ** Peter Camenzind — Demian. Due romanzi della giovinezza, Roma 1993