Marok Forum ufficiale di Gianni Maroccolo

DELLA LINEA GOTICA

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  • bolormaa80
    00 17/11/2005 09:06
    uh perchè mi dice tutti i messaggi cancellati?
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    ..kiara
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    00 17/11/2005 09:08
    Re:

    Scritto da: bolormaa80 17/11/2005 9.06
    uh perchè mi dice tutti i messaggi cancellati?


    perchè hai cambiato pagina!! [SM=g27817]








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    Ma io sopravviverò
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  • bolormaa80
    00 17/11/2005 09:14
    Re: Re:

    Scritto da: ..kiara 17/11/2005 9.08

    perchè hai cambiato pagina!! [SM=g27817]



    ma noooooooooooooooooo
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    ongii
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    00 17/11/2005 12:45


    io semplicemente, per quanto abbia aggravato le mie condizioni fisiche, vorrei ancora essere là. a purificarmi dall'imputrido (vittorini)e a trovare il vero amore, che è quello per le montagne.


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    Georg Buchner, nella Morte di Danton , atto quarto: "Il Nulla è il Dio mondiale nascituro".
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    edorian
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    00 22/11/2005 11:30

    Scritto da: lemiemanisudite 15/11/2005 12.00


    La civiltà l'ho conosciuta nell'83, in forma di colpo di fulmine, poi divenuto amore sconfinato, per Roma. A 19 anni ho scoperto cos'era una libreria degna di questo nome, un cinema che non desse solo il campione d'incassi il sabato e la domenica e film porno il resto della settimana,e Disfunzioni Musicali.
    Poter uscire la notte senza che nessuno ti guardasse storto, imparare a cavarmela da sola, a cucinare, lavare, stirare.
    Prendere decisioni importanti senza campana di vetro.Il libero arbitrio e la responsabilità di me stessa.

    E' stato talmente fondamentale per me da accettarne il prezzo(la pelle gialla, la fatica di ogni minimo spostamento,le occhiaie che nella mia terra non ho,il frigo vuoto nei tempi grami,il senso d'abbandono quando sei malata e vorresti solo la mamma).

    I boschi meravigliosi, inconfondibili, insostituibili della mia terra li ho dentro di me, ne provo a volte un desiderio struggente, quasi fa male, ma non saprei più immaginare un'esistenza diversa.
    Forse da un'altra città sarei tornata indietro,ma da Roma mi è impossibile.











    Cara duchessa...torno da uina settimana di assenza e ti leggo più in forma che mai....


    anche per me lettura del '90...
    dopo il medesimo film...
    la medesima folgorazione....


    __________________________________________________________________________________________________
    BERLINOOOOOOOOOOOOOOOOO AAAAHHHHHH
    (MA ANCHE DUBLINOOOOOOOOOO VA BENE!!!)
    messaggio subliminale





    www.volinellanotte.splinder.com

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    lemiemanisudite
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    00 22/11/2005 13:28
    Re:

    Scritto da: edorian 22/11/2005 11.30







    Cara duchessa...torno da uina settimana di assenza e ti leggo più in forma che mai....


    anche per me lettura del '90...
    dopo il medesimo film...
    la medesima folgorazione....




    Grazie Edo, e bentornata [SM=g27838]




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    Membro degli Ascolti Deplorevoli
    Federica la figlia del sindaco



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    BENDETTA
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    00 05/01/2006 15:42
    Questioni private
    Vita incompiuta di Fenoglio

    di PAOLO RASTELLI



    "Piero Negri Scaglione, giornalista albese, pubblica per Einaudi la biografia dello scrittore, in uscita a metà gennaio. «Fenoglio, se lo leggi con uno sguardo vergine, ti lascia senza fiato. E poi ha dimostrato che anche ad Alba è possibile fare cose grandi; un’ispirazione per i giovani»".


    L'importante era che qualcuno la scrivesse, la biografia di Beppe Fenoglio. Il compito di raccontare la storia del «più solitario di tutti che riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato», come lo definì Italo Calvino, se lo è preso il giornalista albese Piero Negri Scaglione.

    A metà gennaio uscirà in libreria Questioni private-Vita incompiuta di Beppe Fenoglio, edito da Einaudi. Sono 277 pagine frutto di una ricerca iniziata nel ’97 da Scaglione con Massimo Bergadano, Stefano Campanello e Giampiero Vico per il documentario di Guido Chiesa e proseguita in solitaria ovunque ci potesse essere una traccia di Fenoglio. Dalla fondazione Ferrero all’Imperial war museum di Londra.

    Il risultato è quasi come un film, un documentario su carta che contiene tanto più materiale di quello che potrebbe stare su una pellicola. E si scopre, tra le mille altre cose, un Fenoglio dal grande spirito agonistico (sportmanship), che al liceo (sorpresa!) leggeva molto Gabriele D’Annunzio.

    Ma attraverso la vita dello scrittore, come capita spesso nelle biografie, si vedono anche Alba, le Langhe e la loro storia, in grande cambiamento negli anni della parabola di Fenoglio. Dalla miseria degli anni Venti e Trenta, alla tragedia della guerra civile, fino al boom. E una miriade di personaggi, noti e no. Una cosa ha evitato Scaglione: la retorica. E si è attenuto alla regola anche con Gazzetta, della quale è stato collaboratore.


    Beppe Fenoglio (Foto Centro studi Beppe Fenoglio).

    Una vita di Beppe Fenoglio, perché?
    «Perché la posizione di Fenoglio rispetto alla letteratura italiana è originale, anche dal punto di vista geografico: Alba era ai margini del mondo della cultura. Perché quello che lui scriveva era fuori dagli schemi letterari dell’epoca. Un’altra risposta è racchiusa nell’aggettivo "incompiuta" del titolo della biografia: la vita di Fenoglio non è stata la vita normale di uno scrittore che pianifica il suo lavoro. E poi perché è importante conoscere in che contesto sono nate e sono state scritte le sue opere per comprenderle. Racconti e romanzi di Fenoglio hanno un rapporto particolare con la sua vita».

    Come definiresti Fenoglio?
    «Dal punto di vista letterario era un innovatore, sia per quello che raccontava sia per come scriveva. Partiva da una tradizione antica, che però non era quella italiana del Novecento. I suoi punti di riferimento erano anglosassoni. Attraverso le testimonianze, mi sono fatto l’idea di un uomo molto piemontese, difficile da capire, ma con un fondo antiretorico e di grande umanità, con un grande senso dell’amicizia. Come piemontesi ci si riconosce».

    Fenoglio cosa rappresenta per te?
    «Me lo hanno fatto leggere a scuola, come è capitato a tanti altri. L’ho riscoperto quando sono andato lontano da Alba. Senza il peso dell’eroe locale ho trovato il grande scrittore. Fenoglio, se lo leggi con uno sguardo vergine, ti lascia senza fiato. E poi ha dimostrato che anche ad Alba è possibile fare cose grandi; un’ispirazione per i giovani».

    Come hai raccolto il materiale e come si è sviluppato il lavoro per il libro?
    «L’inizio di tutto è stata la serata in onore di Fenoglio del 5 ottobre 1996, in San Domenico. Suonò il Consorzio suonatori indipendenti (Csi); sotto la regia di Guido Chiesa furono proiettate immagini, alternate dalle testimonianze di amici e familiari dello scrittore. Tra l’altro si parlò dell’assenza di una biografia di Fenoglio. Il documentario Una questione privata del 1998, anch’esso diretto da Chiesa, è stato il passo successivo, importante per le testimonianze che sono state raccolte. Poi sono andato avanti da solo. Il libro l’ho scritto dall’inizio del 2003 all’inizio del 2005».

    Qual è il tuo romanzo o racconto preferito?
    «Molti partono dal Partigiano Johnny, che però è il meno accessibile. Il più bello è Una questione privata. Ed è anche il più adatto ai ragazzi perché c’è sotto una storia d’amore. Tra i racconti preferisco Il gorgo, brevissimo, che Giovanni Lindo Ferretti dei Csi lesse in San Domenico. Fenoglio lo avrebbe messo in un libro dedicato a San Benedetto Belbo».

    Cosa ha significato Fenoglio per Alba allora, al tempo della sua vita "incompiuta"?
    «Dopo la guerra lo scrittore era una figura nuova per la città. Non ce n’erano altri. Natura e limite della provincia è che smonta qualsiasi mitizzazione. È normale non avere troppa stima per uno che trovi tutti i giorni al tavolino vicino nel bar Savona. Come se lo scrittore dovesse avere in faccia il segno del genio. Qualcuno lo prendeva in giro; ho avuto la sensazione che lui ne soffrisse, ma non così tanto come è stato detto».

    E oggi, che rapporto c’è tra Alba e Fenoglio?
    «Da quando ero ragazzo Alba è cambiata completamente ed è entrata nel circuito turistico. Ha un’immagine, per usare un termine caro all’ex assessore Bruno Ceretto, incredibilmente positiva. Quando in giro dico che sono albese, tutti mi dicono "che bel posto". Però sembra che la città non capisca di avere un appeal su un pubblico medio-alto, non solo come reddito, ma anche come interessi. Persone che danno importanza alla cultura, in senso ampio, oltre al mangiare bene. Mi sembra strano che fino ad adesso non ci sia una presa di coscienza e non ci sia un’offerta adeguata in questo senso. Emblematico è anche il caso di Gallizio. Oggi sono a Mentone. È una cittadina di ventottomila abitanti che ha un museo Jean Cocteau: ho letto che la città ha acquisito 1.440 opere donate da un collezionista e nel 2010 aprirà un grande museo dedicato all’artista, che era molto meno radicato nella città della Costa Azzurra di quanto fossero Fenoglio o Gallizio nella loro città. Mi stupisce che ad Alba, nell’Amministrazione, non ci sia la stessa attenzione».


    Piero Negri Scaglione è nato ad Alba nel 1966. A metà degli anni Ottanta
    ha iniziato a collaborare a Gazzetta d’Alba. Nel 1989 ha iniziato a lavorare
    alla trasmissione radiotelevisiva che andava in onda su Raidue, Rock cafè.
    Nel 1993 è stato assunto come giornalista a Famiglia Cristiana, dove è rimasto
    fino al 2003, quando è andato come caporedattore a Rolling stone, l’edizione
    italiana della rivista musicale più famosa (e venduta) nel mondo.

    Fenoglio e i lettori...
    «Ad Alba c’è il rischio di darlo per scontato o di sottovalutarlo, ma in giro per l’Italia ho trovato persone per le quali Fenoglio è uno scrittore di culto, con cui hanno un rapporto forte, di passione vera. È difficile che Fenoglio sia trattato come un autore letto così, tanto per leggere, come si fa in spiaggia, d’estate».

    Dovessi fare un parallelo tra Fenoglio e un musicista, chi sceglieresti?
    «Il disco più "fenogliano" che sia mai stato fatto è Linea gotica dei Csi. Ma è una risposta un po’ ovvia. Mi viene in mente un grande innovatore, con un linguaggio nuovo e sorprendente: Bob Dylan. Certo, dovremmo immaginare che Dylan fosse morto a quarant’anni e non avesse potuto mantenere tante promesse. Ma Fenoglio ha quella statura».

    Dai a Fenoglio un posto molto alto...
    «Non credo di esagerare. È un’opinione abbastanza condivisa. E sta crescendo nel tempo».

    In un’ipotetica hit parade degli scrittori Fenoglio è in ascesa, quindi.
    «Esatto. Quasi tutti i critici più attenti lo indicano come una delle cinque-dieci personalità più importanti del Novecento italiano».

    Paolo Rastelli




    B.

    ...sfuggo per un attimo al mondo della divisione ed entro nel mondo dell'unità,
    dove una cosa, una creatura dice all'altra
    "questo sei tu".



    " Soltanto chi non ha bisogno nè di comandare nè di
    ubbidire è davvero grande ".

    J.W.Goethe
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    pescetrombetta
    Post: 2.591
    Registrato il: 04/05/2004
    Utente Veteran
    00 05/01/2006 15:50
    Grazie B.!

    So cosa farmi regalare fra poco


    *******************************************************************************************
    «partigiano, come poeta, è parola assoluta, rigettante ogni gradualità»
    (Beppe Fenoglio)


    *******************************************************************************************

    Dolores Ibarruri è orgogliosa di appartenere agli Ascolti Deplorevoli (sezione Ascolti Cervellotici)
    "la presa della Bastiglia del nostro cuore bambino"
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    ittidu
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    00 04/05/2006 14:18
    di linea gotica,pignolerie.
    1."marlene kuntz"scritto senza"t"nell'interno della confezione

    2."marco parente suona la batteria in e ti vengo a cercare,blu,millenni,io e tancredi"
    ma a me la batteria par di sentirla anche su esco...udito mio di merda?svista loro nello scrivere i crediti?batteria elettronica?giorgio che sbatteva i piedi troppo forte?
    [SM=g27820]:
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    BENDETTA
    Post: 2.341
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    00 04/05/2006 21:57
    pedante!
    [SM=g27820]: [SM=g27828] [SM=g27835]


    B.

    ...sfuggo per un attimo al mondo della divisione ed entro nel mondo dell'unità,
    dove una cosa, una creatura dice all'altra
    "questo sei tu".



    " Soltanto chi non ha bisogno nè di comandare nè di
    ubbidire è davvero grande ".

    J.W.Goethe
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    00 26/06/2008 17:37
    Dal libretto

    a volte è difficile sapere se sono io o è lui a pensare certi pensieri, a volte, è sicuro, è un'entità che ci contempla entrambi. Chi pensa chi?
    Risposta non c'è o forse chi lo sa...........l'atmosfera è psichedelica,d'altra parte ai privilegiati del mondo cosa resta da fare se non allargare l'area della coscienza?
    - ma non hai un po' di coscienza? -
    ce l'hanno anche le chitarre che, qusi da sole, si cantano anche un pezzetto di Pasolini citato a memoria


    ___________________________________
    « Il problema dell'umanità è che i folli e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi,
    mentre le persone più sagge sono pieni di dubbi »

    « The whole problem with the world is that fools and fanatics are always so certain of themselves,
    but wiser people so full of doubts »

    (Bertrand Russell)
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    redittatore
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    Utente Veteran
    00 21/04/2009 11:21
    inserito da ONDAROCK tra le PIETRE MILIARI


    CSI
    Linea Gotica(Black Out) 1996
    alt-rock
    di Lorenzo Salzano

    Cupe vampe
    Sogni e sintomi
    E ti vengo a cercare
    Esco
    Blu
    Linea gotica
    Millenni
    L'ora delle tentazioni
    Io e Tancredi
    Irata



    "Di colpo si fa notte/ s'incunea crudo il freddo/ la città trema/ livida trema"

    Un brivido raggelato sembra pervadere la stessa Natura, il paesaggio notturno è pronto ad accendersi, come in un inferno di Bosch, sotto i colpi dei mortai. Ci si prepara a un'altra notte di guerra, l'ennesima dopo tre anni. La voce che ci trasporta in questo luogo è quella di Giovanni Lindo Ferretti, sul secondo album dei Csi, "Linea Gotica". La città ha nome Sarajevo.

    Come in un cortocircuito, in questi versi si riannodano i fili delle esperienze condotte da Ferretti (la voce) e Massimo Zamboni (la chitarra), dalle case occupate di Berlino al successo italiano del "punk filosovietico" dei Cccp-Fedeli alla linea, fino a questo nuovo gruppo in compagnia di Gianni Maroccolo (basso), Giorgio Canali (chitarre), Francesco Magnelli (tastiere), Ginevra di Marco (voce e cori). Ci sono già stati "Ko de mondo" e "In quiete", dischi caratterizzati dalla ricerca della musicalità e della bellezza, ma qui si tratta di più di una raccolta di canzoni, c'è l'urgenza di chiamare di nuovo a raccolta i pensieri e gli amici per alzare la voce e commentare lo stato delle cose. Il punto di partenza è Sarajevo, città assediata, dove si sta consumando la sconfitta di una Europa impotente, incapace di impedire che, cinquant'anni dopo l'orrore delle leggi razziali, si verifichi un nuovo genocidio nel cuore stesso della civiltà occidentale.
    "Cupe vampe", il brano iniziale, introduce la nuova Apocalisse attraverso il recitato solenne di Ferretti e l'accompagnamento incalzante di una chitarra acustica e di un violino ostinato, capaci di aprirsi in refrain corali ("s'alzano gli occhi al cielo/ s'alzano i roghi in cupe vampe) fino al parossismo della requisitoria finale: "Bella la vita dentro un catino/ bersaglio mobile di ogni cecchino/ bella la vita a Sarajevo città/ questa è la favola della viltà". Il rogo della Biblioteca di Sarajevo, simbolo di cultura e millenaria convivenza di popoli diversi, viene posto in copertina del disco, per sbatterci subito la realtà in faccia.

    Lo spettro della musica folk, comparso già nell'ultimo Cccp ("Epica Etica Etnica Pathos") e nel live "In quiete" per rappresentare l'apertura della band al mondo, ritorna coerentemente a introdurre un album sulla fine della civiltà. La voce del cantante, cavernosa, baritonale, si mostra subito al suo apice drammatico, capace di solenni declamazioni sulle strofe come di alzarsi invasata nelle aperture melodiche dei ritornelli.
    Come però dicono le note di Ferretti, "Linea Gotica" è "un disco di chitarre elettrificate", perché "questo è il suono del nostro tempo, per quanto detestabile possa essere questo suono e questo tempo". E' il momento quindi di riappropriarsi di un altro spirito, indomito, da brace sotto le coltri di cenere dell'esistenza: resuscitare il punk, in "Sogni e sintomi", come un lento spogliarsi dell'anima da orpelli inutili in tempo di guerra, zoppo della batteria, redivivo sotto le sembianze di un'estasi livida e psichedelica.

    Punk non come riproposizione pedissequa di stilemi o ideologie vetusti, ma come forma di ascesi del suono, ridotto alla ferocia di una chitarra elettrica, perché, di fronte all'inaudito, ogni ulteriore abbellimento mancherebbe di forza e pudore. Lo stesso è chiesto alle parole: che dicano solo ciò che è vero e che è necessario, come strappandolo a forza alla morsa di un silenzio che l'anima, annichilita, reclama. E' la stessa intransigenza di quando i Cccp intitolavano il loro primo disco "Ortodossia", nel 1984. Lo spettro musicale, che nei due precedenti dischi sembrava allargarsi a esplorare le più svariate possibilità offerte dall'interazione di tastiere atmosferiche, chitarre acustiche e disturbi noise, qui sembra raccogliersi attorno a un nucleo centrale, suonare all'unisono come di necessità, pur senza perdere la propria ricchezza.
    Il sovrapporsi dell'elemento melodico all'ascetismo punk crea la forza di questo disco che trova il suo centro in uno strumento, sintesi delle due anime del gruppo, ovvero il basso di Gianni Maroccolo. Sono le sue linee monumentali, dure e scabre come la pietra, inesorabilmente ritmiche ma al contempo melodiche a costituire lo scheletro di molti di questi brani, in gran parte privi di batteria.
    Altrove, come in "Esco", il cuore del suono consiste in una dicotomia tra arpeggi lisergici e devastanti unghiate chitarristiche di Giorgio Canali. Fondamentale, quanto apparentemente defilato è il contributo di Zamboni, fatto di interventi semplici ma efficaci.

    "Linea gotica" è un disco maturo, che aggredisce con durezza ma che sa anche e soprattutto avvolgere l'ascoltatore nell'abbraccio sonoro, consapevole della necessità di stringersi a raccolta quando "è l'instabilità che ci fa saldi ormai/ negli sgretolamenti quotidiani". Protagonista di questa calda inclusione è la voce femminile di Ginevra di Marco, disposta ad accogliere quanto la controparte maschile sa respingere: suo è il tocco che impreziosisce una ballata come "Blu", aggiungendosi alla voce di Ferretti nel ritornello corale.
    "Linea gotica"è anche un disco pittorico, dove il rimbombo cavernoso del basso sembra aprire alla mente gli ampi spazi, le vertigini di buio di una cattedrale gotica, mentre i timbri chiari degli strumenti acustici sono file di ceri accesi a guidare l'occhio lungo le navate, fino alla luce dell'altare. Non per caso il senso profondo del disco verrà celebrato con un concerto nella cattedrale di Alba, preservato nell'album "La terra. La guerra. Una questione privata".

    Mentre la guerra in Jugoslavia ripropone in modo terribile il tema delle identità nazionali, i Csi decidono di tornare indietro a un altro conflitto e al nucleo identitario di un altro Paese, il nostro.
    "Alba la presero in duemila il 10 Ottobre e la persero in duecento il 2 Novembre dell'anno 1944". C'è bisogno di Fenoglio, delle sue parole essenziali e potenti, "aride schegge secche adatte al fuoco", dense come il fango in cui affondavano gli stivali, dure come la roccia delle montagne su cui combattevano i partigiani. Fenoglio, il narratore della Resistenza, la voce autentica (perché poetica) che ha raccontato questa parte di Storia senza retorica e paludamenti ideologici, proprio per questo attualissima. I Csi vogliono ricordare i cinquant'anni della Resistenza con un disco ("Materiale Resistente"), un concerto (a Correggio, il 25 aprile 1995), un film (di Guido Chiesa) in cui raccolgono intorno a sé parte della scena indipendente italiana per raccontare i canti e le storie dell'epoca, per tener viva la memoria.

    Il brano che intitola il nuovo disco, "Linea gotica", nasce quindi da questa esperienza, ma, mentre Ferretti dipana la sua litania più solenne e terrigna, si rivela una vera mappa di riferimenti cui il cantante sembra aggrapparsi di fronte a una situazione storica di caos. "Occorre essere attenti/ e scegliersi la parte dietro la Linea Gotica" è un manifesto di sincera intransigenza, così netta era la linea che divideva l'Italia conquistata dagli Alleati da quella sotto i nazifascisti, tanto lo è la scelta di impegno che la realtà degli anni Novanta richiede a chi "vuol essere padrone di se stesso", non ci sono vie di mezzo. Ma la "piccola patria"che per il cantante "sa scegliersi la parte" è quella Emilia di cui è stato narratore fin dagli esordi, quindi la mappa di riferimenti è anche fatta di una serie di puntelli privati, sentimentali.
    Il "Comandante Diavolo" Germano Nicolini e "il Monaco Obbediente" Giuseppe Dossetti (ai quali è dedicato il disco) sono i simboli della Resistenza nella regione, il primo di parte comunista, il secondo cattolico. Sono citati nel brano-chiave, quasi come a evocare le due anime complementari della cultura di cui Ferretti è figlio e a cui, a partire da questo disco, sembra aggrapparsi in un disperato bisogno di comprendere le proprie radici. E' questa la "questione privata" che (sempre citando Fenoglio) anima l'inquieta figura di questo intellettuale prestato alla musica attraverso i modelli (parole sue) dei canti degli alpini e di quelli da chiesa.

    L'ultima parte del disco approfondisce quindi il vero nucleo problematico della sua ricerca di identità, ovvero il rapporto con la spiritualità e il cattolicesimo. Se le religioni organizzate si svelano nella luce più negativa nella disanima del conflitto jugoslavo in "Cupe Vampe", "Millenni" ripropone il tema abbracciando l'intera Storia come in un incubo, mentre "L'ora delle tentazioni" declina la problematica in chiave privata e autobiografica.
    Questi ultimi due brani sono sintomatici dell'eclettismo che ormai caratterizza la band sul piano musicale e delle atmosfere: "Millenni" è un rock gotico e monumentale trainato dai giri ossessivi del basso e da lancinanti distorsioni chitarristiche, mentre il secondo brano costruisce una intensa recitazione su sparse note di pianoforte. Questo è insieme il momento più teatrale e il più didascalico, colorato da parchi interventi di chitarra fino all'apertura finale coi vocalizzi liberi della De Marco. Eppure il senso di coesione tematica, sonora, timbrica, è talmente forte che lo spettatore non sente soluzione di continuità. Ritorna qui un'altra ossessione già dei Cccp: l'idea della contemporaneità come nuovo Medioevo. Se dunque "Millenni" sembra rievocare i fiumi di sangue versati dalla Santa Inquisizione, la litania "rosa una rosa mistica rosa", sussurrata nel brano seguente da un Ferretti in deliquio sacrale, richiama il nodo irrisolto della cultura medioevale: il dissidio tra amore carnale e spirituale (si veda il "Roman de la rose" di Guillaume de Lorris e Jean de Meung). Ne "L'ora delle tentazioni"questo dubbio doloroso si trasforma in travaglio privato, mentre viene rievocata la rigida educazione cattolica ricevuta da ragazzo e si giunge al climax di "scaldano le braccia del peccato/ scaldano il freddo del firmamento/ ché è fredda la notte, è fredda la notte". Questi versi sintetizzano tutta l'atmosfera dell'album, che dipinge un mondo buio e freddo dove ci si cerca gli uni con gli altri quasi spinti da bisogni primari, di una purezza animale.
    Ecco quindi il senso della cover di "E ti vengo a cercare" di Franco Battiato, privata della leggerezza synth-pop e trasformata in una solenne processione monastica: è l'appello a una divinità che non sia quella terribile invocata dalle guerre sante, ma un Dio d'amore. Il breve intervento vocale del cantautore catanese, autentico nume tutelare di un'opera come questa, è come un caldo raggio di luce che filtri attraverso il rosone della chiesa gotica, a rischiarare la contrizione di Ferretti.

    Torna invece la purezza degli animali nella favola di "Io e Tancredi", che rievoca una sorta di apologo morale: "Sul fronte d'assedio a Sarajevo un piccolo gruppo di cavalli croati requisiti dai militari si è suicidato gettandosi in un burrone". Il tono è quello di una litania asfittica, quasi senza aperture melodiche, a testimoniare l'estrema posizione di chi è disposto alla morte in nome degli ultimi ideali rimasti di dignità umana, tanto calpestati che a ricordarceli possono essere degli animali. L'atmosfera scura, densa, fangosa come un paesaggio di guerra di Fenoglio, giunge a rischiararsi per l'ultimo brano. La bellezza sospesa creata dall'organo e dalle timbriche acustiche ne "L'irata" è quella di chi si veste per il giorno di festa, sapendo però che "oggi è domenica domani si muore": la purezza non può essere riaffermata, se non come atto estremo.
    A chi appellarsi, per l'ultima affermazione di resistenza intellettuale e personale di fronte a un mondo che va in pezzi, se non alla intransigenza disperata di Pierpaolo Pasolini? A chiudere il disco sono quindi le parole del poeta delle "Ceneri di Gramsci", anche lui vicino a quel mondo contadino, alla dignità di quei fanciulli guerrieri che sono stati raccontati dai Csi come le radici del nostro Paese. L'effetto ottenuto qui è quello di un lento mantra circolare: "...Ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario mi trovo imbarazzato sorpreso ferito per un'irata sensazione di peggioramento di cui non so parlare né fare domande...".

    Con "Linea Gotica"(e col successo del seguente "Tabula rasa elettrificata") i Csi hanno dimostrato che unire cultura alta e bassa, impegno intellettuale e riscontri di pubblico, è possibile anche in Italia, basta avere delle idee e il coraggio per dirle ad alta voce. Rispetto a una tale dimostrazione di integrità, contano invece ben poco le vicende dei singoli personaggi seguite allo scioglimento del gruppo: anche queste sono, in fondo, una questione privata.


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    Il destrosio è uno zucchero un pò amaro
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    il riscaldamento centralizzato più riscalda e più conviene
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