Dopo la battaglia
(...)
"Ora siamo liberi" disse Fëaringel. Si avvicinò a Narbeleth e tirandola a sé con la punta sul tavolo ne trasse una nota pura e squillante. Moran gli si accostò ed impugno' l'ampia e robusta elsa di Geburah, apprezzandone il tepore. Vaiga, senza un suono, comparve nelle agili mani di Hierax.
"...liberi...", mormorò Ice Green accostandosi ai pesanti scuri della finestra. Si voltò per un attimo verso di loro, ed anche nel buio furono tutti certi che stesse sorridendo. La finestra si spalancò e la vita rientrò nella buia e fredda sala. Di colpo, il martellare delle fucine in cortile, le risate dei soldati, i rumori della giungla davanti al Forte li riportarono alla realtà.
"...liberi, sì! Liberi di seguire il nostro destino. Non di scegliere l'epoca in cui nascere, questo no. Né liberi di sapere se saremo all'altezza, o se il nostro fallimento trascinerà sul fondo tante persone quante ne innalzerà alla gloria eterna la nostra vittoria. No, non siamo liberi di fare tutto. Di una cosa però nessuno potrà mai privarci".
I suoi tre amici erano ormai dietro di lui, e guardavo insieme l'ampio tetto verde degli alberi, il mare, le isole e le montagne lontane.
"Della libertà di scegliere che cosa fare del tempo che ci viene dato su questa terra, e di lottare per essere ricordati!", terminò il mago.
"Noi nasciamo poveri", disse Hierax a voce bassa. Sembrava stesse citando una frase che aveva letto o sentito tempo prima, imparandola a memoria. "Ogni uomo non ha che queste sue mani, e muore povero, come uno schiavo. Tuttavia se qualcuno disegnerà i suoni della sua storia, costui potrà dirsi ricco".
"Si, quell'uomo potrà sicuramente dirsi ricco!" disse Moran, completando la citazione.
"E libero", mormorarono assieme Rin Galen e Fëaringel.
Il mondo, là fuori, li aspettava...
Vergato col sangue da Ossian
www.jsmoran.it/thekeepers/archives/2004_01.html