Si é molto parlato del modelli inglse, fatto di diffide pesanti, steward e legislazione intransigente. Tuttavia, bisogna anche andare a vedere altri aspetti meno conosciuti e, comunque, meritevoli di attenzione per valutarne una piena applicazione al caso italiano.
La ristutturazione degli stadi, ad esempio (anche se sono di proprietà delle singole società, come è noto), e' stata fatta - largamente - con contributi statali. I governi conservatori non hanno esitato a mettere mano ai fondi pubblici per rinnovare e, in alcuni casi, ricostruire gli stadi. Politicamente è stata una cosa controversa. Come giustificare la spesa di 20 milioni di euro per portare a norma lo stadio del Chelsea (beneficiando il maggiore azionista dei Blues all'epoca, Ken Bates) quando quei soldi avrebbero potuto essere stati usati per la sanità o per il welfare, argomenti da noi delicatissimi? Loro non si sono fatti problemi. Siamo pronti in Italia a fare la stessa cosa, gravando i bilanci degli EELL proprietari degli stadi, tenendo conto che la maggior parte dei cittadini non sono ne colleghi ne tifosi di calcio, e quindi non ne avrebbero alcun beneficio?
In Inghilterra il cosiddetto "rapporto Taylor" è stato frutto dei 98 morti di Hillsborough, dei 38 morti dell'Heysel e dei 56 morti di Bradford. Quasi 200 morti in tutto. E nonostante ciò nessuno ha mai pensato di fermare il campionato. In Italia (dico fortunatamente) per la morte del collega tutto si é fermato, per una doverosa riflessione. Per questo siamo anche stati elogiati da diversi media inglesi, i quali hanno sottolineato che Pancalli e gli altri hanno avuto un coraggio e una prontezza che in Inghilterra nessuno si é mai sognato di avere. Questo, al di là delle giuste polemiche sull'insensibilità di qualcuno degli uomini più importanti del nostro calcio.
Altro aspetto importante, direi fondamentale. L'arma più importante nel debellare la violenza negli stadi è stata quella economica. E di questo non parla nessuno, probabilmente per il terrore delle conseguenze. Qualcuno di voi ha mai provato ad andare a vedere una partita di calcio in Inghilterra? Si é mai informato dei prezzi? Io si (sono un appassionato, che ci volete fare...
). Nel 1991 si andava a vedere il Chelsea con 5 sterline (8 Euro). Oggi ce ne vogliono minimo 35 (56 euro). Conseguentemente, tante, tantissime persone non se lo possono permettere. In particolare si tratta di anziani (che però - si sa - non interessano a nessuno), giovani e coloro che appartengono ai ceti medio-bassi. E' appurato statisticamente che sono proprio queste ultime due categorie - giovani e meno abbienti - che tendono, più di altri, ad essere coinvolti in incidenti, teppismo e via dicendo. Bene, questa gente in Inghilterra non può più permettersi di andare allo stadio. E quindi, logicamente, non può commettere violenze allo stadio (però le commette altrove: all'estero oppure nei bar, nei centro città e così via... non è che la violenza o il vandalismo siano diminuiti in Inghilterra negli ultimi anni, anzi...). Vogliamo una situazione analoga in Italia? Dobbiamo pensarci bene. Perché se importassimo il "modello inglese" in toto, significherebbe anche aumentare sensibilmente i prezzi. Perche' più degli steward, della sorveglianza, della giustizia 'forte', è stato proprio questo fattore a sconfiggere gli hooligans negli stadi. Il risultato è che negli impianti inglesi oggi si vedono pochissime persone di eta' compresa tra i 15 e i 30 anni. E' vero, ci sono bambini (con i genitori) e intere famiglie. Ma, arrivati a 15 anni (l'età in cui uno spesso preferisce passare il sabato con gli amici piuttosto che con mamma e papà) questi non vanno più allo stadio. E probabilmente non ci torneranno neanche dieci anni dopo, quando avranno un lavoro e uno stipendio che gli permette di comprare l'abbonamento. Grazie al boom economico della Premier League negli anni 90 gli stadi sono rimasti pieni, al posto dei giovani e dei ceti proletari sono arrivati più spettatori "borghesi" (anche perché il calcio e' diventato una moda). E quindi questo fenomeno non si è notato. Ma i segnali di un calo già ci sono. Gli spettatori in Premier League sono in lieve diminuzione da tre stagioni. E se non fosse stato per l'ampliamento di Old Trafford e lo stadio nuovo dell'Arsenal vi sarebbe stato un calo più sensibile. L'età media di chi va allo stadio in Inghilterra continua ad aumentare, le nuove generazioni scarseggiano. Però, grazie al caro-biglietti, non c'e' più violenza all'interno degli stadi. Penso non sia cosa da poco. Il rischio, tuttavia, almeno a mio modo di vedere, é che la violenza, a quel punto, possa trasferirsi in luoghi "a più buon mercato", come i palazzetti del basket o della pallavolo (a Milano gli ultras di inter e Milan, ai tempi, uscivano da San Siro stadio e si ritrovavano a San Siro palasport per vedere le partite di Billy e Xerox). Certo, si potrebbe estendre il modello a tutti gli sport... ma la cosa diventerebbe un po' complicata e di difficile gestione, e si rischierebbe di ammazzare lo sport agonistico di squadra in Italia.
In Inghilterra, per finire, il fenomeno-hooligan è in calo, però sbaglia chi pensa che sia stato sradicato del tutto. Tre settimane fa al derby tra Wolves e West Brom vi sono stati scontri feroci tra le due tifoserie e la polizia. Undici poliziotti sono finiti in ospedale. Però i media ne hanno parlato pochissimo, e forse anche questa è una differenza importante, fermo restando che incidenti della gravità di quelli di Catania non potevano, per forza di cose, essere sottaciuti.