- La sottile fascinazione dell’ horridus –
Nell’ospedale Santo Spirito il Museo Storico dell’Arte Sanitaria, dove scienza, studio e cura sono uniti dall’angoscia.
L’orrore non è legato esclusivamente ad ambiti fantastici dove la letteratura e le sceneggiature cinematografiche continuano a produrre opere più o meno egregie. L’orrore può essere nella vita di ogni giorno, negli accadimenti che si susseguono, nelle notizie che giungono da terre lontane o dalla strada vicino casa nostra. L’orrore è l’assassinio, la violenza nelle sue molteplici forme espressive, da quella psicologica a quella fisica, da quella incentrata sugli indifesi a quella perpetrata per il raggiungimento di un obiettivo.
L’orrore può coglierci all’improvviso, quando meno ce l' aspettiamo, ma in alcuni casi l’orrore è museo, e lo si visita pagando un biglietto.
Sul Lungotevere in Sassia a Roma, al civico n°3 è ospitato nell’ospedale Santo Spirito il Museo Storico dell'Arte Sanitaria.
Questo luogo è da intendersi come il sacrario della medicina, della farmacologia e della chimica. Si articola in nove sale di cui la più grande è la sala Alessandrina che presenta le tavole anatomiche dipinte a mano di Paolo Mascagni (1752-1815) raffiguranti il sistema linfatico, oltre a dipinti ad olio di Guglielmo Riva (1627-1677) che raffigurano il sistema chilifero, il fegato e il cervello.
Il passo che porta dalla ricerca scientifica all’orrido è breve, soprattutto per il profano che non può accostarsi con indifferenza alla visione che gli si para davanti agli occhi, a cominciare dall’attrezzatura utilizzata per trapanare crani, per poi passare ai forcipi e agli specoli vaginali con tutta una strumentazione ostetrica di misure ed epoche differenti, che conduce il visitatore ad immaginare la perversione più che la cura.
Di lì a poco è il momento di imbattersi nelle seghe da amputazione degli arti, che si trovano non lontane dal letto in legno atto alla ricomposizione delle fratture, con cinghie in cuoio per bloccare gli arti e il paziente.
I ferri per le cure oculistiche completano la panoramica sugli strumenti che saranno di sicuro mai dimenticati dagli impressionabili.
Tuttavia la visita comprende anche un ceppo di ferro “per legare i pazzi”, oppure la “cassa da morto del XVII secolo con putrefatto”.
Dopo questa interessante ed emozionante sezione all’interno del museo, l’animo del visitatore è finalmente pronto per accogliere ciò che la sala Flaiani espone: all’interno di essa sono esibiti almeno una quarantina di scheletri che presentano alterazioni ossee che sono testimonianze di abnormità e deformazioni genetiche. Sono particolarmente impressionanti le lesioni delle ossa del cranio dei sifilitici, oppure le deformazioni dei soggetti dipendenti dall’oppio.
Inoltre, conservati in formalina si possono trovare pezzi di anatomia patologica e calcoli di varie dimensioni, oltre che le contorsioni di feti siamesi non separati, e addirittura il torso aperto di una donna con ancora i suoi capelli. Ma non mancano anche la mano di una bimba tredicenne morta di meningite nel 1881 e trasformata in metallo grazie ad un procedimento sconosciuto ad opera dello scienziato L. Motta. Inoltre sono esposte le cere, conservate in eleganti cassette in noce, dello scultore specializzato in plastici G.B. Manfredini, tra questi delle preparazioni ostetriche che rappresentano le varie posizioni del feto nell'utero.
Completa la visita di questo museo un’antica farmacia e un suggestivo laboratorio chimico-alchimistico del XVII secolo, che molto si avvicina all’antro di una fattucchiera, potere delle suggestioni provocate dalla percezione dell’orrido.
(di Svevo Ruggeri)
Informazioni:
Museo Storico dell’Arte Sanitaria
Lungotevere in Sassia, 3 (Ospedale S. Spirito)
00193 Roma
Telefono 06/678 7864.
Per prenotare le visite guidate: 06/6893051 o 06/683 52353
Fax 06/699 1453
Orari: Il Museo è aperto nei giorni dispari dalle 9.00 alle 12.00.
Il costo del biglietto è di 3 euro
Ulteriori foto: