La partita che cambio' la storia del calcio

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ugo.p
00mercoledì 12 luglio 2006 15:56
E' fatale associare il concetto di Calcio Totale all'Olanda degli anni '70 (Cruiff & Co). ma siamo poi tanto sicuri che il calcio moderno abbia avuto origine con quella squadra di campioni?
Certamente nell'Olanda di allora tale espressione ha raggiunto livelli altissimi, ma facendo un salto di una ventina d'anni indietro troviamo una squadra che ha gettato le basi di questo concetto di gioco. L'Ungheria degli anni '50.
Chi conosce il calcio ed ha vissuto quegli anni, ritiene, e probabilmente a ragione, che il concetto di calcio tradizionale, quello cioe' di stampo britannico, a cui di fatto piu' o meno tutti i paesi si ispiravano, inizio' a vacillare a partire dalla storica partita fra Inghilterra e Ungheria del 25 Novembre 1953.
Giggirriva
00mercoledì 12 luglio 2006 16:33
non avendola vista non posso esprimere un giudizio su quella nazionale, ma posso confermare come anche a me così come a Ugo, i vecchi abbiano sempre parlato di quell'ungheria con una forma di rispetto che sfiorava la venerazione.
I nomi di Hideskuti e soprattutto di Puskas, hanno sempre rappresentato un qualcosa vicino alla leggenda.
di quella memorabile partita conosco il risultato, 6 a 3 per l'Ungheria, ed ho letto molti articoli a riguardo. e l'unica cosa che posso dire è che l'avrei vista molto molto volentieri [SM=x875367]
ugo.p
00venerdì 14 luglio 2006 04:59
altro mistero di FFZ, nell'HP c'e' scritto ultimo messaggio Il Garfagnin Fuggiasco, ma qui non c'e' niente.... [SM=x875379]
ugo.p
00venerdì 14 luglio 2006 17:48
chiarito il mistero. problemi di collegamento e di lunghezza hanno impedito al Gafagnin Fuggiasco di portare a buon esito il post.
ecco lo qui spezzettato ma sempre interessante come lo sono sempre i contributi del nostro corrispondente da Londra:

Londra, 13 Luglio 2006.


Carissimi amici del forum,

Essendomi stato richiesto da Ugo.p. in persona di commentare la partita Inghilterra-Ungheria del Novembre 1953, sento il dovere, sia pur solo per un sentimento d’antica amicizia, di buttar giù due righe su tale argomento.
Il problema più grosso, però, sta nel fatto che, sebbene tale partita fosse ancor viva nella mente dei vecchi al tempo della mia iniziazione al calcio (fine anni sessanta) è pur vero che di essa, e di altre partite di quell’Ungheria, ho potuto vedere solo brevi stralci in vari documentari calcistici. Come poter, dunque, testimoniare un evento al quale non si è potuto assistere?
Così, per non venir meno né al dovere né alla coscienza, ho pensato di tradurre alcune pagine dalla biografia di un Grande del calcio passato, che quella partita visse di persona come giocatore: Sir Stanley Matthews, la fantasiosa ala destra inglese che giocò da professionista fino a cinquant’anni, dal 1930 al 1965, l’uomo che, scrisse Pelé, “ci ha mostrato come il calcio dovrebbe esser giocato”. E scusate se è poco …
Sono pagine molto belle, nelle quali si riflette il carattere superiore di un uomo come Matthews, cavalleresco e generoso, nella vittoria come nella sconfitta, pronto a concedere il merito all’avversario quando dovuto. Una lezione per molti giocatori che conosciamo, queruli e polemici, sempre pronti a vedere complotti contro di essi quando perdono e magnanimi con l’avversario solo quando vincono.
Purtroppo, si tratta di lunghe pagine che, a causa della mia traduzione, certamente perderanno gran parte del loro fascino. Ma è pur sempre una testimonianza diretta e, come tale, insostituibile. Se avete pazienza, leggetele. Altrimenti, cestinatele!

Il garfagnin fuggiasco


P.S. Una correzione devo fare all’introduzione di Ugo.p. Non è esatto che tutti, a quel tempo, si rifacessero al calcio inglese. Anche se agli albionici rimaneva appiccicata la nomina di “maestri” (del resto vacillante dopo la sconfitta per 1-0 con gli USA ai mondiale del ’50), è pur vero che i sudamericani rimanevano ancorati al loro calcio lento e danzato, e questo per molti anni ancora.



ugo.p
00venerdì 14 luglio 2006 17:49
ed ecco il testo
(Estratto da “The way it was”, la biografia ufficiale di Stanley Matthews, Headline Book Publishing, paperback edition, 2001, pag. 442-447.)

“Nel Novembre del 1953, però, la Football Association (La FIGC inglese, nota mia) ricevette la dimostrazione che il calcio inglese non era il meglio del mondo, quando l’Inghilterra ricevette l’Ungheria a Wembley.
“… Fu una partita in cui i giocatori inglesi si sentirono stranieri in un mondo alieno. In quel grigio e nebbioso pomeriggio a Wembley, l’Inghilterra fu cinicamente ed efficacemente passata per la spada. Si trattava della prima sconfitta casalinga contro una squadra continentale (a parte, cioè, le “home countries”: Scozia, Galles, Irlanda del Nord, nota mia) ma, più ancora, la partita segnò un momento di cesura per il calcio inglese. Il modo in cui preparavamo e giocavamo le partite, il modo in cui percepivamo noi stessi, non sarebbe mai più stato lo stesso. Anziché essere i “maestri”, quel giorno ci trovammo ad essere i “pupilli”, quando la nazionale ungherese, che la stampa battezzò i “magici magiari” vinse un emozionante incontro per sei goal a tre. Secondo me, tale risultato non rifletté completamente la loro superiorità sul campo.
“L’Ungheria era un avversario poco familiare per noi ma non completamente sconosciuto. Avevano vinto le olimpiadi del 1952 e, dal 1945, avevano vinto l’ottanta per cento delle partite giocate (Qui aggiungo alcune note: alle olimpiadi del 1952 i magiari, che come tutte le squadre dell’est erano teoricamente dilettanti e quindi schieravano la formazione base, avevano battuto in finale la fortissima Yugoslavia, che alcuni anni dopo, a Torino, ci sconfisse per 6-1; erano imbattuti da oltre venti partite, che salirono a trenta prima della sfortunata finale mondiale del 1954; ed avevano di recente inaugurato il nuovo stadio olimpico di Roma con un secco 3-0, risultato che avrebbe potuto essere facilmente moltiplicato per 2 o 3, e che aveva fatto intitolare alla Gazzetta della Sport “L’olimpico inaugurato da Attila!”) Avevo incontrato alcuni di loro nella partita Inghilterra-Resto d’Europa (4-4) e sapevo che possedevano giocatori di una classe da disorientare chiunque. “Eppure … negli spogliatoi non ci fu menzione su come contrastare il loro centravanti arretrato (una novità, per quei tempi, nota mia), Nandor Hidegkuti. Anche all’intervallo, dopo che quel sublime giocatore ci aveva devastato, niente fu detto a suo riguardo ed a nessuno di noi fu dato il compito di seguirlo. Un grosso errore, a mio parere.
“Si dice spesso che il genio è “1% intuizione e 99% sudore”, un detto banale che, riferito alla squadra ungherese del 1953, non sta in piedi. L’Ungheria sudava molto, è vero, ma era il loro gioco immaginifico, che faceva fare il lavoro al pallone, che dimostrava il loro genio. “Il direttore di quel trionfo fu un corpulento giocatore cui la stampa aveva affibbiato il nomignolo di “maggiore galoppante”, un certo Ferenc Puskas. Puskas meriterebbe un posto in qualunque “squadra ideale”, in ogni epoca. Maggiore dell’esercito, giocava per la modesta squadra della Honved di Budapest e non vide i suoi giorni migliori se non quando passò al Real Madrid, dopo i trent’anni. La sua figura, bassa e tarchiata, nascondeva un talento precoce ed una vivacità mozzafiato. Con un piede sinistro che carezzava il pallone come Romeo avrebbe fatto con la guancia di Giulietta, egli era l’epitome del monello senz’età del campo di gioco, fra pura impudenza ed arte eccelsa. Il magico piede sinistro di Puskas tranciò un solco fra la difesa inglese. Ad un certo punto, in azione sul lato sinistro della porta difesa da Gil Merrick, in piena corsa, risucchiò indietro il pallone con la suola della scarpa e l’accorrente Bill Wright scalciò l’aria di Wembley e nulla più. Geoffrey Green scrisse sul Times del giorno dopo: “Billy accorse su quel pallone come un pompiere ad un falso allarme!”
“Sull’1-4 alla fine del primo tempo, la partita, per quel che ci riguardava, era già finita. Nel secondo tempo fu la stessa storia. L’Ungheria combinava due stili: palle lunghe e pedalare, tipico dei britannici, ed il paziente gioco di passaggi corti e filtranti, favorito dai sudamericani. Era un’unione immaginativa di gran controllo di palla, velocità di movimento e visione esoterica, fusi insieme a creare uno stile di calcio che era innovativo quanto produttivo. Per decenni avevamo pensato che il limite dei continentali stesse nell’incapacità di tirare con intelligenza (qui Matthew si riferisce alla riluttanza degli europei a tirare da fuori area, che è rimasto il limite dei paesi latini fino a non molti anni fa, nota mia). Quel pomeriggio un altro mito fu sfatato. Sovrastati nel ritmo e nella manovra, fummo superati come birilli ed ancora una volta Wembley vide la storia del calcio scritta davanti ai propri occhi.
“… Nel ritorno, nel Maggio del 1954, L’Inghilterra fu massacrata per 7-1. Io non giocai ma, se anche avessi giocato, non avrei potuto fare la minima differenza, talmente superiore era il calcio ungherese di quei tempi rispetto al nostro.
“Nei primi anni ’80, George Best e Denis Law allenavano le squadre giovanili in Australia. Ogni pupillo voleva naturalmente essere nel gruppo diretto personalmente da George o Denis e quindi è facile immaginare la delusione di un gruppo di ragazzini che fu posto sotto le cure di un grasso allenatore straniero, così adiposo che la pancia gli fuoriusciva dalla tuta. Già dal primo giorno lo straniero era stato soggetto della derisione dei giovani Aussies sotto la sua direzione. I ragazzi facevano rudi commenti riguardo alla sua stazza, il fatto che parlasse un inglese bastardo e ridevano quando correva dietro alla palla. Verso mezzogiorno, l’anarchia regnava nel gruppo ed i ragazzi non prestavano più alcuna attenzione all’allenatore, limitandosi a passarsi la palla tra di loro, sordi ai suoi tentativi di rimetter ordine nel gioco.
“George e Denis, che passavano nei pressi per recarsi a pranzo alla sede del club, notarono la cosa e, capita l’antifona, si unirono al gruppo. I ragazzi immediatamente si raggrupparono attorno a loro, felici di bersi ogni parola dei due. George non disse granché. Si limitò ad allineare dieci palloni a circa 20 yards (18 metri, nota mia) dalla porta, chiamò i ragazzi attorno a sé ed invitò lo straniero a colpire il primo pallone.
“OK, ragazzi, qui ci sono dieci palloni. Secondo voi, quante volte riuscirà il vostro allenatore a colpire la traversa?”
“Vari numeri furono suggeriti ma un ragazzo, particolarmente vocifero, proclamò: “Zero! Con quella pancia non è capace neanche di vedere il pallone!”
“Stendendo un braccio verso i palloni, George invitò lo straniero a tentare la fortuna. I ragazzi osservarono, a bocca aperta, un pallone dopo l’altro fracassarsi contro la traversa 20 yards più in là. Quando giunse all’ultimo pallone, l’allenatore l’alzò in aria, lo ricevette sulla fronte e ve lo lasciò per un attimo, prima di spostare la testa e coglierlo sulla spalla sinistra. Muovendo il corpo da un lato, il pallone cadde ma solo per essere colto dal tacco sinistro del piede dello straniero. Con quello lo rilanciò in aria di nuovo e produsse un tiro al volo di tale potenza che fece tremare a lungo la traversa. Dieci su dieci! I ragazzi esplosero in un applauso spontaneo.
“George e Denis si allontanarono, mentre il gruppetto di giovani Aussies circondava l’allenatore chiedendo come potesse mai fare una cosa del genere.
“What’s ya name, mate?”, come ti chiami, chiese il ragazzo vocifero.
“George si voltò sui tacchi e, puntando severamente l’indice verso il ragazzo, disse: “Per te, giovanotto, lui è Mister Puskas!” Quindi lasciò il campo per andar a pranzo con Denis.

Erano pagine davvero belle e soprattutto sincere, valeva la pena di rileggerle.
La fantastica Ungheria di Puskas, Hidegkuti, Bozsik, Lantos, Czibor e Kocsis non diventò mai campione del mondo. Imbattuta da 30 partite, accumulati 27 goal nelle cinque partite della coppa del mondo in Svizzera nel 1954 (Kocsis fu capocannoniere con 11 reti), eliminati in drammatiche e spettacolari partite i co-favoriti brasiliani e gli uruguaiani campioni del mondo, la squadra che fece sognare una generazione doveva trovare la sua amara nemesi proprio nella finale, perduta 2-3 contro la Germania dei fratelli Walter, dopo una rete ingiustamente annullata e tre traverse colpite. Due anni dopo, a seguito del soffocamento della rivolta ungherese da parte dei carri armati di Krushev, i migliori giocatori fuggirono all’estero ed i rimanenti non furono nemmeno in grado di qualificarsi per i mondiali del 1958 in Svezia. L’Ungheria, che già nell’ante guerra era stata una potenza calcistica, iniziò quel lento declino che la portò dov’è adesso, in fondo alle classifiche europee.
Forse non furono i “magici magiari” di quella breve e sfolgorante stagione che inventarono il calcio “totale”. Negli anni successivi fu il Brasile di Pelé che impose il calcio “bailado” e colpì l’immaginazione delle folle. Si dovette aspettare l’Olanda di Cruijff per vedere di nuovo un simile stile. Ma è certo che l’Ungheria del 1954 rimase per sempre impressa nella mente di coloro che poterono osservarla (i mondiali di quell’anno furono i primi trasmessi in televisione) e questi, come il generoso Matthews, ne passarono il ricordo alle future generazioni.
Le immagini che personalmente ho del grande Puskas non sono purtroppo molte. Qualche azione nelle partite di quel mondiale e nella citata amichevole di Wembley, qualche goal con il mitico Real Madrid dei Di Stefano e Gento. Piuttosto, mi tornano sempre alla mente le sequenze della cerimonia di premiazione, dopo la finale. Oggi ci siamo abituati a giocatori che piangono se perdono, piangono se vincono, piangono se sbagliano un rigore o sono espulsi o sostituiti. Ragazzini viziati ed istupiditi dalle assurde cifre che ricevono per il poco spettacolo che producono. Quanto diverso fu il comportamento di quei campioni! Puskas che si avvicina al capitano tedesco, Fritz Walter, si liscia i capelli fradici come per rendersi presentabile, si asciuga la mano ai pantaloncini, quindi la porge, franca e virile, all’avversario, guardandolo fisso negli occhi. I suoi compagni di gioco lo imitano, uno dopo l’altro, ognuno lanciando un’occhiata furtiva e quasi imbarazzata alla coppa Rimet che il tedesco tiene in mano, quella Vittoria Alata che avrebbe dovuto volare assieme a loro verso il Danubio. Quindi salutano il pubblico ed escono a testa alta. Solo negli spogliatoi, ci viene raccontato, diede ognuno sfogo all’inconsolabile amarezza per l’irripetibile occasione fallita.
Nonostante quella sconfitta imprevista, le gesta di Puskas e soci non morirono. Un giorno, forse, le folle d’appassionati calcistici del mondo, stanchi come me del calcio senza fantasia e senza goal e dei nostri tempi (gli ultimi mondiali sono stati ancor più orrendi di quelli precedenti e con ancor meno reti), chiederanno che siano riesumati i filmati di quei tempi e le partite ritrasmesse in tv, di tanto in tanto, a ricordarci che i molti goal, lungi dall’essere sintomo di pochezza tecnica, come voleva e vuole la scuola difensivistica del (poco) compianto Gianni Brera, sono infine l’essenza stessa del calcio. Un football con tanta corsa e pochi goal è come un giardino con tante aiuole e pochi fiori. Il profumo c’è, ma non è sufficiente a far girare la testa. E forse quelle immagini insegneranno ai moderni giardinieri del calcio e produrre di nuovo tanti fiori, così come l’insegnarono ai contemporanei.
Anche se non ho potuto ammirare Puskas dal vivo, sono certo che coloro che lo fecero lo ricordano ancora così, mente galoppa libero e possente, come uno stallone selvaggio, verso l’area avversaria, il magico piede sinistro che disegna impossibili geometrie sul campo di gioco.

ugo.p
00venerdì 14 luglio 2006 18:00
Manny ora che ho finito di leggere mi imbarazza moltissimo averlo postato al posto tuo.....e' bellissimo e mi ha commosso
[SM=x875413] [SM=x875413] [SM=x875413]

Ripeto per chi non lo avesse letto che l'intervento precedente e' dell'utente Il Garfagnin Fuggiasco che non e' riuscito a postarlo e mi ha pregato di farlo in sua vece
Giorgio68
00venerdì 14 luglio 2006 18:02
Re: ed ecco il testo

Scritto da: ugo.p 14/07/2006 17.49
. Ad un certo punto, in azione sul lato sinistro della porta difesa da Gil Merrick, in piena corsa, risucchiò indietro il pallone con la suola della scarpa e l’accorrente Bill Wright scalciò l’aria di Wembley e nulla più. Geoffrey Green scrisse sul Times del giorno dopo: “Billy accorse su quel pallone come un pompiere ad un falso allarme!”....


[SM=x875376] [SM=x875376] [SM=x875376]
Giggirriva
00venerdì 14 luglio 2006 20:08
bellissimo articolo Gafagnin. quello che hai detto lo condivido in pieno.
mondiali praticamente inguardabili. spettacolo inesistente, goal assenti e quando presenti fortunosi o di forza.
4 anni fa furono meglio, anzi meno peggio solo per la presenza del Brasile che cercava, a volte riuscendoci a volte no, di dare spettacolo. quest'anno il Brasile era completamente fuori e per cui niet.
Come ho scritto l'altro ieri avrei voluto vederla per potermi emozionare come non mi succede + con il triste spettacolo odierno. Mi ha fatto piacere leggere quello che hai scritto perchè mi sono accorto che posso ancora emozionarmi per questo sport, come mi è successo leggendo l'aneddoto di Best e Puskas. quindi ho avuto la riprova che se non mi emoziono con le squallide figure che popolano questo mondo, la colpa non è mia o degli anni. grazie
(lazarus ledd)
00sabato 15 luglio 2006 18:48
Re:

Scritto da: ugo.p 14/07/2006 18.00
Manny ora che ho finito di leggere mi imbarazza moltissimo averlo postato al posto tuo.....e' bellissimo e mi ha commosso
[SM=x875413] [SM=x875413] [SM=x875413]

Ripeto per chi non lo avesse letto che l'intervento precedente e' dell'utente Il Garfagnin Fuggiasco che non e' riuscito a postarlo e mi ha pregato di farlo in sua vece





VERY VERY COMPLIMENTS SIR MENCHELLI! [SM=g28002] [SM=x875439]
ugo.p
00lunedì 17 luglio 2006 03:55
very compliments a Lazarus perla padronanza della lingua inglese [SM=x875408]
Giggirriva
00mercoledì 26 luglio 2006 16:32
a proposito di questa partita ho trovato un articolo interessante soprattutto per questa parte:
"....Chi aveva mai sentito parlare dei movimenti senza palla o dello spregiudicato modulo 4-2-4? Alla vigilia del match, Gianni Brera incontrò il direttore tecnico inglese Winterbottom per chiedergli se avrebbe marcato a uomo, con lo stopper, il falso centravanti Hidegkuti. «Wìnterbottom mi guarda come una dama può guardare in giardino una lucertola scodata. Il nostro stopper seguirà Hidegkuti fin quando lo riterrà opportuno, dichiara con la bocca a cul di gallina», avrebbe poi scritto Brera. Finì trentacinque tiri in porta a cinque. Gli inglesi giocarono da cavernicoli (il 2 marca l'11, il 3 marca il 7, il 5 marca il 9...), ma in realtà nessuno riuscì a marcare nessuno perché l'Ungheria aveva inventato il calcio totale (loro, non l'Olanda degli anni '70, portando in attacco quattro, cinque o anche sei giocatori. Ruoli intercambiabili, un centravanti che era specchio per le allodole, un laterale difensivo (il redivivo Buzanszky) che faceva l'ala e una tecnica di base eccezionale. Forse la più grande formazione di tutti i tempi, al limite se la gioca col Brasile di Garrincha. Quel giorno a Wembley nacque davvero l'idea di squadra, oltre la somma delle individualità..."

Non ho citato l'autore del pezzo per il semplicissimo motivo che ne ho copiato una parte e quando poi sono andato a ricercarne l'autore non sono + riuscito a trovarlo. sorry

[Modificato da Giggirriva 26/07/2006 16.36]

bibba
00giovedì 12 novembre 2009 17:44
basta saper aspettare e cercare
e la nostra fame di cose belle e storiche viene soddisfatta.

Ecco, dallo stadio Imperial Wembley, Inghilterra 3 - Ungheria 6,
25 novembre 1953.

The Match of the Century!!!


bibba
00giovedì 12 novembre 2009 17:45
e c'è pure l'altra angolazione...
perché SKY e il 16:9 non ha inventato nulla... contate le cineprese che hanno immortalato l'evento....

bibba
00giovedì 12 novembre 2009 17:47
Garfagnin Fuggiasco
smetti di correre, e fermati a godere in questa valle di memoria!!!!!
bibba
00giovedì 12 novembre 2009 17:51
e siccome non ci facciamo mancare niente
ecco Ungheria -Inghilterra 7-1 del 23 maggio 1954...

bibba
00martedì 24 maggio 2011 11:20
Re: ed ecco il testo
ugo.p, 14/07/2006 17.49:

(Estratto da “The way it was”, la biografia ufficiale di Stanley Matthews, Headline Book Publishing, paperback edition, 2001, pag. 442-447.)

“Nel Novembre del 1953, però, la Football Association (La FIGC inglese, nota mia) ricevette la dimostrazione che il calcio inglese non era il meglio del mondo, quando l’Inghilterra ricevette l’Ungheria a Wembley.
Il magico piede sinistro di Puskas tranciò un solco fra la difesa inglese. Ad un certo punto, in azione sul lato sinistro della porta difesa da Gil Merrick, in piena corsa, risucchiò indietro il pallone con la suola della scarpa e l’accorrente Bill Wright scalciò l’aria di Wembley e nulla più. Geoffrey Green scrisse sul Times del giorno dopo: “Billy accorse su quel pallone come un pompiere ad un falso allarme!”




a 1'08 del video del giorno c'è la scena citata!!!!! [SM=x875376]


bibba
00martedì 24 maggio 2011 13:30
e per chi ha
una sana vena sadomasochistica... quasi l'integrale della partita del secolo, con splendido commento magiaro!

bibba
00martedì 24 maggio 2011 14:47
alcune considerazioni
partita con gran ritmo, altro che non correvano, che il calcio non era atletico e balle varie....
pochissimi falli e pochissime interruzioni, una partita quasi in tempo reale.
tutti goals di pregevole fattura.
la partita sarebbe potuta finire tranquillamente 15 a 5 dal numero impressionante di occasioni sprecate dai magyari.
una tattica modernissima e spettacolare, con repentini cambi di fronte e nessun punto di riferimento fisso agli avversari.
riprese di ottima qualità, diverse telecamere, ed una buona capacità di regia.
alla fine la dimostrazione che le televisioni commerciali non hanno inventato nulla: le rirpese negli spogliatoi, semplicemente belle e senza angoscia (notare hidegkuty che bacia le scarpe da gioco).
Giggirriva
00martedì 24 maggio 2011 14:49
Re: e per chi ha
bibba, 2011/05/24 13:30:

una sana vena sadomasochistica... quasi l'integrale della partita del secolo, con splendido commento magiaro!



questo video è MMMMMERAVIGLIOSO. i biglietti e i programmi originali. ho le lacrime agli occhi.
GRAZIE BIBBA [SM=x875437]

bibba
00martedì 24 maggio 2011 15:22
ne ero certo
...sentimentalone! me lo sono goduto tutto, a bocca aperta qualche tempo fa, mentre ero in malattia ... e sentire "Bravo Hidegkuty" è fantastico!!!
bibba
00martedì 24 maggio 2011 15:23
e aspetto le voci
della perfida albione e dell'isola del pacifico!
ugo.p
00mercoledì 25 maggio 2011 05:36
c'e' ben poco da aggiungere a quello che avete gia' detto. partita stupenda. mi ci sono talmente preso a vederla che, incredibilmente, a un certo punto mi sembrava addirittura di capire il magiaro. [SM=x875370]
Il ritmo di gioco e' a dir poco sorprendente, partite del genere se ne vedono di rado anch'oggi. Come mi sarebbe piaciuto esserci.
grazie Bibba
bibba
00mercoledì 25 maggio 2011 19:34
la cosa che mi faceva esaltare
è che il commentatore era un fan sfegatato di Hidegkuti e Puskas!
Giggirriva
00giovedì 26 maggio 2011 10:56
Re: la cosa che mi faceva esaltare
bibba, 2011/05/25 19:34:

è che il commentatore era un fan sfegatato di Hidegkuti e Puskas!


Puskas che campione. avete visto che passaggi?
sul goal del 6 a 2 mette una palla da sogno a Hideguty.....e che non era un caso lo si vede 5 minuti dopo che gli da una palla identica [SM=x875377]
GRANDISSIMO

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