Il bastone del passo

mr.si
00venerdì 24 marzo 2006 16:07
Camminava, con il bastone tra le braccia, la cravatta ben curata nell’atrio dell’hotel, mentre al bancone della reception un tizio scartabellava un quaderno piuttosto malandato. Cercava gli interessi del suo pensionamento che mai arrivava, gli anni contratti della sua vita che sembravano un modesto omaggio al suo lavoro.

Nell’hotel i corpi erano piuttosto silenziosi, tra un passo e l’altro non lasciavano traccia ma le anime si spingevano oltre la vetrata, oltre la pioggia che ostruiva l’uscita. Era come un muro, nessuno si mosse da lì. Le loro facce oscillavano tra smorfie di noia e licenziosi sorrisi. Tranne il signore con il bastone, quello si che era allegro. Aspettava i passi degli altri per poi pedinarli con il suo bel arnese di noce. Oltre la cravatta, aveva ben altri segni che lo innalzavano dagli altri. Nelle tasche aveva un fazzoletto che un pugno stringeva forte e dalla cerniera usciva una lingua di camicia. Tutti particolari che fuggivano alla schizofrenia apparente degli altri passanti.

I tuoni rappezzavano i momenti in cui il silenzio aveva preso la parola, le intrusioni del maldestro tizio della reception otturavano quei radi momenti d’allegria.

All’ora di cena ognuno prese gli occhi dell’altro incanalandoli verso la diagonale della stanza, dove si sarebbe consumato un sostanzioso pasto.
Sarebbe stato facile fuggire, ora che le visuali erano cambiate e il bastone perdeva dalla punta i passi ma rimasero le ombre e le carte di quel tizio a intralciare la volata.
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