Il Papa non entri alla Sapaienza

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purolator
00sabato 12 gennaio 2008 16:23
Che sia l'inizio della riscossa? Qualcuno che ha il coraggio di presentare il conto al più antimodernista dei capi di Stato esteri? Altro che Lama cacciato dall'Univeristà....qui la partita - trent'anni dopo - è ideologicamente ben più seria

www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/benedettoxvi-18/sapienza-contesta/sapienza-conte...
spirito!libero
00sabato 12 gennaio 2008 19:30
Grazie al cielo il mondo della scienza inizia a mobilitarsi !


Era passata l'ora !
purolator
00lunedì 14 gennaio 2008 16:19
Roma: docenti firmano appello contro visita Papa alla Sapienza

14 gen 15:16 Cronache

ROMA - Sessantasette docenti dell'universita' La Sapienza di Roma hanno firmato un appello contro la visita del Papa all'inagurazione dell'anno accademico, previsto per giovedi' 17. Nella lettera al rettore Renato Guarini si definisce un evento "incongruo" l'intervento del Papa. In particolare, i professori contestano le posizioni di Benedetto XVI nei confronti di Galileo. "Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: 'All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto piu' fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". La lettera prosegue: "Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione, ci offendono e ci umiliano". Numerose, poi, le iniziative degli studenti, che contro la visita del Papa hanno organizzato la "Settimana anticlericale". (Agr)
Viviana.30
00martedì 15 gennaio 2008 21:44
Re:
purolator, 14/01/2008 16.19:

Roma: docenti firmano appello contro visita Papa alla Sapienza

14 gen 15:16 Cronache

ROMA - Sessantasette docenti dell'universita' La Sapienza di Roma hanno firmato un appello contro la visita del Papa all'inagurazione dell'anno accademico, previsto per giovedi' 17. Nella lettera al rettore Renato Guarini si definisce un evento "incongruo" l'intervento del Papa. In particolare, i professori contestano le posizioni di Benedetto XVI nei confronti di Galileo. "Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: 'All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto piu' fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". La lettera prosegue: "Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione, ci offendono e ci umiliano". Numerose, poi, le iniziative degli studenti, che contro la visita del Papa hanno organizzato la "Settimana anticlericale". (Agr)



ma te pensa che vittoria della Libertà di religione e di Parola .. ora quando ci vedranno non dovranno dire che siamo un paese di Pizza , spaghetti , mandolino adesso ci devono aggiungere anche immondizia e il paese con la sede della Più grande religione al mondo che va alla deriva ..
Ribadiamo che il SPadre è STATO invitato dai rettori dell'università , chi conosce ratzinger sa molto bene che è aperto e aiuta molto ciò che è scentifico e crede nella scienza
E' vergognoso questa presa di posizione . oltretutto da parte di ragazzi che sono schiettamente di politica anarchica , tanto che anche i partiti della sinistra hanno tutti dato il loro disappunto verso questa presa di posizione
e poi cosa centra la scienza con l'arrivo di Ratzinger ?


spirito!libero
00martedì 15 gennaio 2008 22:14
Qualsiasi messaggio sia venuto a portare CHIUNQUE io ho il sacrosanto diritto di dissentire, o no ?

I professori si sono limitati a scrivere una lettera al rettore per sostenere che è inopportuno che qualcuno che ha offeso la scienza tutta in diverse occasioni tenesse la lectio magistralis, perchè di questo inizialmente si trattava, in un ateneo ove si insegna la scienza e non ci vedo nulla di male ma un sacrosanto diritto del singolo di dissentire sulle decisioni di un rettore.

Il rettore allora cambiò programmi facendo in modo che il Papa non tenesse la lezione ma intervenisse unicamente durante la cerimonia.

Gli studenti che non amano il pensiero del Papa hanno deciso, legittimamente, di manifestare il loro dissenso, non impedendo a nessuno di parlare, come si urla da tutte le parti !

Ditemi da quando manifestare un dissenso è proibito in Italia ? Non posso sostenere pubblicamente che secondo me le idee del Papa sono errate ?

Ora nessuno infatti ha ritirato l'invito al pontefice è stato lui che ha deciso di rinunciare dunque nessuno ha tappato la bocca al Papa, ci mancherebbe altro !

Dobbiamo ricordare che 30.000.000 di Italiani almeno 4 giorni alla settimana per almeno 3 volte al giorno in almeno 5 emittenti televisive nazionali sentono le idee del Papa senza alcun contraddittorio !!

Il pontefice romano in Italia ha più spazio mediatico di chiunque, compresi presidente del consiglio, presidente della repubblica e tutte le più alte cariche istituzionali del nostro stato !

Vi rendete conto che è assurdo oggi sostenere che si è voluto censurare il Papa ? Colui che tutti gli italiani sentono praticametne tutti i giorni ?

I professori e gli studenti hanno solamente manifestato il loro dissenso verso le idee anti-scientifiche di Ratzinger e non perchè sia un Papa, ma solo perchè le idee del Sig. Ratzinger sono in netta contrapposizione con il sapere scientifico liberamente e laicamente inteso. Ricordo che nessuno mai ha avuto da dire sulle visite di altri pontefici nel passato, dunque la "colpa" di tale reazione da parte dei docenti e degli studenti è solamente di Ratzinger stesso che ha idee che mal si conciliano con la libertà di ricerca e con la laicità della scienza.

E comunque il messaggio che aveva scritto per quell'evento verrà comunque divulgato ! ERa il simbolo che si contestava, cioè un Papa del genere non ha davvero molto senso in una università libera e laica come quella.

Saluti
Andrea
xiro.70
00mercoledì 16 gennaio 2008 10:49
Re:
spirito!libero, 15/01/2008 22.14:


I professori e gli studenti hanno solamente manifestato il loro dissenso verso le idee anti-scientifiche di Ratzinger e non perchè sia un Papa, ma solo perchè le idee del Sig. Ratzinger sono in netta contrapposizione con il sapere scientifico liberamente e laicamente inteso



Su questo, non sono totalmente d'accordo...

Sono testimone del fatto che in alcuni particolari ambienti vi è uno spirito di intolleranza anticristiana (e non solo anticattolica), che va ben oltre il dissenso su Ratzinger, e io penso che questa contestazione sia figlia di questo clima.
Questo non è un bene, perché può generare anche nel cristiano comune una reazione in senso opposto, così che le posizioni della Chiesa si fanno sempre più conservatrici. E questo ha spesso riflessi politici.
Ricordo che, come avviene quasi sempre nelle contestazioni, essa era animata da un esiguo numero di studenti e professori, mentre la "maggioranza silenziosa" è rimasta apparentemente indifferente.

Con questo non voglio assolutamente negare il diritto alla contestazione, e non voglio nemmeno minimizzare il ruolo della gerarchia conservatrice in questo clima di contrapposizione.


spirito!libero
00mercoledì 16 gennaio 2008 11:06
Re: Re:
xiro.70, 16/01/2008 10.49:



Su questo, non sono totalmente d'accordo...

Sono testimone del fatto che in alcuni particolari ambienti vi è uno spirito di intolleranza anticristiana (e non solo anticattolica), che va ben oltre il dissenso su Ratzinger, e io penso che questa contestazione sia figlia di questo clima.
Questo non è un bene, perché può generare anche nel cristiano comune una reazione in senso opposto, così che le posizioni della Chiesa si fanno sempre più conservatrici. E questo ha spesso riflessi politici.
Ricordo che, come avviene quasi sempre nelle contestazioni, essa era animata da un esiguo numero di studenti e professori, mentre la "maggioranza silenziosa" è rimasta apparentemente indifferente.

Con questo non voglio assolutamente negare il diritto alla contestazione, e non voglio nemmeno minimizzare il ruolo della gerarchia conservatrice in questo clima di contrapposizione.






Concordo sul fatto che vi siano frange estremiste antireligiose. Ammetterai però che la società laica continua a dover parare gli attacchi e le ingerenze da parte delle gerarchie ecclesiastiche, un elenco delle ultimisssime "influenze" pesanti da parte del clero è il seguente:

aborto
divorzio
coppie di fatto
omosessuali
pillola del giorno dopo
testamento biologico
fecondazione artificiale
cellule staminali
caso Welby
comitati di bioetica


Per non parlare poi delle esternazioni su Galileo (e quindi sulla scienza) sul relativismo (e ancora quindi sulla scienza che per sua natura non anela a verità assolute) sul fatto che la scienza deve "arrendersi" quando contrasta la fede, ecc...

Non ti sembra davvero esagerato ? E' per questo che il mondo laico non credente è esasperato.

Ciao
Andrea
xiro.70
00mercoledì 16 gennaio 2008 11:44
Re: Re: Re:
spirito!libero, 16/01/2008 11.06:




Concordo sul fatto che vi siano frange estremiste antireligiose. Ammetterai però che la società laica continua a dover parare gli attacchi e le ingerenze da parte delle gerarchie ecclesiastiche, un elenco delle ultimisssime "influenze" pesanti da parte del clero è il seguente:

aborto
divorzio
coppie di fatto
omosessuali
pillola del giorno dopo
testamento biologico
fecondazione artificiale
cellule staminali
caso Welby
comitati di bioetica


Per non parlare poi delle esternazioni su Galileo (e quindi sulla scienza) sul relativismo (e ancora quindi sulla scienza che per sua natura non anela a verità assolute) sul fatto che la scienza deve "arrendersi" quando contrasta la fede, ecc...

Non ti sembra davvero esagerato ? E' per questo che il mondo laico non credente è esasperato.

Ciao
Andrea



Penso che la Chiesa debba essere libera di esprimere la propria linea, ma non debba esercitare influenze improprie sulla politica.
Non dimentichiamo, poi, che ci sono personalità e gruppi, come ad esempio il card. Martini, "we are church", Hans Kung, che su diversi punti di quelli da te menzionati si sono espressi diversamente, ed avanzano critiche dall'interno al gruppo dirigente della Chiesa e allo stesso Papa.

In linea di principio, quindi, sono d'accordo con te. La laicità dovrebbe essere un atteggiamento dovuto da parte di tutti, e in questo la gerarchia attuale della Chiesa sta mancando.

Ma di fronte a certi estremismi che travalicano la laicità, e si sono visti anche nella contestazione di Roma, non immagini quale sforzo si debba fare per non cedere a una irrazionale tentazione reazionaria.
descubridor
00mercoledì 16 gennaio 2008 11:50
Re: Re: Re:
spirito!libero, 16/01/2008 11.06:




Concordo sul fatto che vi siano frange estremiste antireligiose. Ammetterai però che la società laica continua a dover parare gli attacchi e le ingerenze da parte delle gerarchie ecclesiastiche, un elenco delle ultimisssime "influenze" pesanti da parte del clero è il seguente:

aborto
divorzio
coppie di fatto
omosessuali
pillola del giorno dopo
testamento biologico
fecondazione artificiale
cellule staminali
caso Welby
comitati di bioetica


Per non parlare poi delle esternazioni su Galileo (e quindi sulla scienza) sul relativismo (e ancora quindi sulla scienza che per sua natura non anela a verità assolute) sul fatto che la scienza deve "arrendersi" quando contrasta la fede, ecc...

Non ti sembra davvero esagerato ? E' per questo che il mondo laico non credente è esasperato.

Ciao
Andrea



Incredibile ma vero,
concordo con la sostanza dei post di spirito. La Chiesa Cattolica ha una pesante ingerenza negli affari dello Stato italiano.
Questo nasce secondo me da un vizio originario. Non aver ascoltato le semplici parole di Gesu'. La neutralita' del cristiano rispetto alle cose, se si puo' dire, inerenti le leggi dello Stato.
Faccio un esempio per spiegarmi meglio. Se lo Stato vuole legiferare su una materia come testamento biologico o addirittura eutanasia o coppie di fatto di vario genere, io come cristiano ho il dovere di lasciarlo legiferare non cercando a tutti i costi di mettere i bastoni tra le ruote secondo i miei convincimenti che non sono condivisi da tutti.
Come cristiano ho le mie convinzioni basate sulla conoscenza e sulla riflessione biblica che mi permetteranno di pormi di fronte a questi problemi caso mai dovessi affrontarli.
Perche' una organizzazione religiosa cosi' potente come la Chiesa Cattolica sente il dovere di inserirsi in ogni aspetto etico( e non solo) della legislazione italiana ?
Secondo me perche' ha paura che i suoi greggi, come gia' successo ,non l'ascolteranno se dovessero decidere da se stessi ( vedi ad esempio il divorzio).
E inoltre si rende conto della mancanza di conoscenza e cultura biblica dei cattolici in generale che dovrebbe permettere loro di affrontare le decisioni della vita, legge dello Stato o non legge dello Stato.
Per quanto riguarda l'universita' la Sapienza, credo che ognuno abbia il diritto di esprimere le proprie idee. Sarebbe bello farlo pero' in una situazione di reciprocita'. Io esprimo la mia opinione e tu la tua.
Era previsto un contraddittorio? Era possibile porre domande al Papa?.Inoltre mi fanno ridere coloro che si scagliano contro i 67 professori come se fossero la piu'cupa manifestazione di anticlericalismo. Ma non si puo' piu' nemmeno esprimere il proprio parere? . Tutta questa levata di scudi mi sa molto di ipocrisia.
Inoltre , sempre sulla base della reciprocita'di divulgazione delle proprie idee , mi chiedo ( e' un eufemismo) cosa succederebbe se un rappresentante della mia confessione religiosa non dico chiedesse di essere ricevuto dal Papa per parlare di argomenti scritturali ma se cercasse di fare questo con le persone in Piazza S. Pietro.






spirito!libero
00mercoledì 16 gennaio 2008 11:52

"Ma di fronte a certi estremismi che travalicano la laicità, e si sono visti anche nella contestazione di Roma, non immagini quale sforzo si debba fare per non cedere a una irrazionale tentazione reazionaria."



Capisco, ma non confondere la protesta studentesca, che è fatta da ragazzi, con il disappunto dei docenti che ha avuto toni ben diversi, ovviamente.

Ciao
Andrea
spirito!libero
00mercoledì 16 gennaio 2008 12:04

"Era previsto un contraddittorio? Era possibile porre domande al Papa?."



Tutti i più importanti intelletuali lo auspicherebbero ma purtroppo non era previsto nulla del genere, nemmeno delle semplici domande da parte dell'auditorio.

Ad esempio a me piacerebbe tantissimo un bel dibattito pubblico tra il Papa, Messori, Ruini, Fisichella, Ferrara da una parte e Flores d'Arcais (filosofo), Lecaldano (filosofo), Odifreddi(logico), Prosperi(storico dell'inquisizione), Cini(Fisico) dall'altra.

Moderati da Mentana, da Fazio o da quello di Ballarò di cui non ricordo il nome.

Saluti
Andrea
descubridor
00mercoledì 16 gennaio 2008 12:19
Re:
spirito!libero, 16/01/2008 12.04:


"Era previsto un contraddittorio? Era possibile porre domande al Papa?."



Tutti i più importanti intelletuali lo auspicherebbero ma purtroppo non era previsto nulla del genere, nemmeno delle semplici domande da parte dell'auditorio.

Ad esempio a me piacerebbe tantissimo un bel dibattito pubblico tra il Papa, Messori, Ruini, Fisichella, Ferrara da una parte e Flores d'Arcais (filosofo), Lecaldano (filosofo), Odifreddi(logico), Prosperi(storico dell'inquisizione), Cini(Fisico) dall'altra.

Moderati da Mentana, da Fazio o da quello di Ballarò di cui non ricordo il nome.

Saluti
Andrea



Ferrara? [SM=g27987] .
Scherzo.Tu sai perche'
Si, concordo sul dibattito pubblico.Anche un Santoro non lo vedrei male. Ne andrebbero fatti molti di piu' allargandoli ad altre confessioni religiose e organizzazioni laiche.
Il nostro e' un paese ormai multietnico e multireligioso.
Io sono per la piu' assoluta laicita' dello Stato. Mi piace molto ad esempio il premier spagnolo. Quando c e' una cerimonia religiosa pubblica mi risulta che non ci va proprio in ossequio a questo principio.
E ho sentito che il cattolico De Gaulle non faceva la comunione in pubblico per lo stesso motivo.
Toglierei tutti i simboli religiosi ( di qualsiasi religione ) dai luoghi pubblici.In una parola , lascerei allo Stato fare il suo mestiere senza lacci e ricatti.




(Upuaut)
00mercoledì 16 gennaio 2008 13:00
non credo proprio che Ratzinger abbia bisogno di andare in una università per far sapere la sua opinione...
Più che altro, Ratzinger il diritto di parola ce l'ha, e il fatto di andare perfino nelle Università a fare proselitismo costituirebbe solo un ulteriore ABUSO di questo diritto (che, ricordiamolo, di certo non gli manca!).

Mai sentito parlare di pari opportunità?
Perchè Ratzinger, oltre ad avere le prime pagine di tutti i giornali e di tutti i telegiornali, vuole invadere anche i centri del Sapere? (Centri del Sapere che, oltretutto, sono e dovrebbero restare liberi e indipendenti da qualunque ideologia e quindi anche da qualunque religione!)
Mai sentito parlare di pari opportunità??

Avrei voluto vedere le reazioni di certi fedeli cattolici se una domenica mattina, all'Angelus, invece di Ratzinger, si fossero ritrovati uno scienziato che affacciato dalla finestra del Palazzo del Vaticano cominciasse a parlare in Mondovisione, magari criticando la religione cattolica...

Questo sarebbe l'esatto analogo di un Ratzinger che va alla Sapienza a parlare e a demonizzare la Conoscienza scientifica. Ed è inutile dire "aspettiamo cosa ha da dire": sappiamo già come la pensa, e le ha già dette troppo grosse per essere un oratore accettabile.
Se ci ripensa, prima faccia un mea culpa in Vaticano, e poi forse si potrà avere un dialogo. E certamente NON sulla Scienza, bensì al massimo sul suo uso (e quindi la Sapienza resterebbe comunque un luogo inadatto).

Se vogliamo parlare di democrazia, per favore, diciamo tutte le cose come stanno. E cerchiamo di non fare i VITTIMISTI.
Questo fatto che ora Ratzinger da perseguitatore si travesta da perseguitato è estremamente RIDICOLO, oltre che smisuratamente disonesto.

Da come stanno le cose attualmente, se Ratzinger parla una volta di meno, non significa avere meno democrazia.... anzi, forse significa AVERNE DI PIU'.
xiro.70
00mercoledì 16 gennaio 2008 14:09
Al riguardo, condivido molti punti dell'editoriale odierno di Ezio Mauro:

www.repubblica.it/2008/01/sezioni/esteri/benedettoxvi-19/idea-malata/idea-mal...
spirito!libero
00mercoledì 16 gennaio 2008 14:25
Francamente a mio avviso l'autore dell'editoriale non ha capito molto del problema.

Basti citare queste frasi:

"il Papa, che è anche vescovo di Roma, non può parlare all'Università della sua città"

io chiedo e perchè dovrebbe farlo ? Il titolo di vescovo, che è un titolo religioso non politico dovrebbe conferirgli questo diritto ?

"Ma è ridicolo chiamare in causa la scienza, come se potesse risultare coartata, offesa o limitata dalle parole del Pontefice, che è anche uno dei grandi intellettuali europei della nostra epoca"

Prbabilmente l'autore ignora o finge di ignorare le posizioni anti-scientifiche della chiesa e dunque del suo capo spirituale, ergo sostenere che sia un grande intellettuale (e anche su questo avrei davvero moltissimo da dire, difatti ha ostentato una ignoranza in filosofia, in storia e in scienza che ridimensiona di molto questa sua presunta grandezza) non obbliga nessuno a doverlo ascoltare in un ateneo.

"Ed è improprio e pretestuoso nascondersi dietro a Galileo, come se i torti antichi della Chiesa nel confronto e nello scontro con la scienza si dovessero pagare oggi"

Anche quì pare non comprenda che il problema non è la condanna di Galileo, ma il fatto che ancora oggi il Papa parrebbe essere dell'idea che quella condanna fu guista !

" docenti avrebbero avuto la possibilità di interloquire, di fissare e ribadire i punti fermi dell'autonomia dell'insegnamento e della libertà di ricerca, se lo ritenevano opportuno e ne sentivano il bisogno. Il risultato sarebbe stato un confronto di opinioni pubblico e trasparente,"

No ! non era previsto nulla di tutto ciò, i professori non avrebbero avuto alcun diritto di parola nella loro università giacchè il Papa non da mai il permesso per un contraddittorio, non si confronta mai pubblicamente ne lo avrebbe fatto in quell'occasione.

"Vorrei essere chiaro: la Chiesa ha il diritto (che per il Concilio Vaticano II è un dovere) di testimoniare la sua dottrina su qualsiasi materia, anche di competenza dello Stato. Ma queste prese di posizione sono destinate alla coscienza dei credenti e a chi riconosce alla Chiesa un'autorità con cui confrontarsi, mentre le scelte politiche spettano ai laici, credenti e non credenti"

Magari ! Peccato che i cardinali, i vescovi e il papa stesso si rivolgono spesso ai politici ai legislatori per fare in modo che la loro visione dottrinale di bene e male diventi legge dello stato e che, sorpattutto, non vengano varate leggi contrarie alla loro idea di giustizia e di bene !

Questa è ingerenza non manifestazione del proprio pensiero.


Saluti
Andrea
xiro.70
00mercoledì 16 gennaio 2008 14:41
Dell'analisi di Mauro, condividevo in particolare la nota riguardante l'incomunicabilità che si è stabilita tra le parti, per responsabilità sia della Chiesa che del mondo "laicista".

Cose che avevo in precedenza espresso a mie parole....
xiro.70
00mercoledì 16 gennaio 2008 14:50
Re: Re: Re: Re:
descubridor, 16/01/2008 11.50:



Inoltre , sempre sulla base della reciprocita'di divulgazione delle proprie idee , mi chiedo ( e' un eufemismo) cosa succederebbe se un rappresentante della mia confessione religiosa non dico chiedesse di essere ricevuto dal Papa per parlare di argomenti scritturali ma se cercasse di fare questo con le persone in Piazza S. Pietro.




A propossito, ma la Città del Vaticano compare nel rapporto annuale dei testimoni di Geova? [SM=g27997]
Ci sono congregazioni? Proclamatori? Studi biblici? [SM=g27987]

Justeee
00mercoledì 16 gennaio 2008 15:58
Re: Re: Re: Re:

Tutta questa levata di scudi mi sa molto di ipocrisia.
Inoltre , sempre sulla base della reciprocita'di divulgazione delle proprie idee , mi chiedo ( e' un eufemismo) cosa succederebbe se un rappresentante della mia confessione religiosa non dico chiedesse di essere ricevuto dal Papa per parlare di argomenti scritturali ma se cercasse di fare questo con le persone in Piazza S. Pietro.



questa levata di scudi nasce da un semplice ragionamento il presidente iracheno può parlare dove vuole e nessuno dice nulla tranne l'america , mentre un pontefice invitato non può ..
Oltretutto io so che girano voci di corridoio dove si dice che i tdg hanno avuto copntatti con il Pontefice o mi sbaglio ?? e poi scusami quale sarebbe il problema Barnabino dice che ha una cugina che gli ha consigliato di fare come i tdg [SM=x511473]









purolator
00mercoledì 16 gennaio 2008 16:28
la scienza moderna è nata da una duplice rottura: rispetto al dualismo ontologico di derivazione platonico-aristotelica, per cui esistono due mondi, quello celeste e perfetto, la cui sostanza è l’etere, e quello sublunare, terrestre e imperfetto, costituito dai quattro elementi (aria, terra, acqua e fuoco); rispetto all’interpretazione strumentalistica della scienza moderna, sostenuta dalla Chiesa e dal suo rappresentante teologico e filosofico, il cardinale Bellarmino. Come ha spiegato con la consueta chiarezza Ludovico Geymonat, il vero nodo epistemologico e filosofico del conflitto tra Galileo e la Chiesa non fu la contrapposizione tra geocentrismo ed eliocentrismo, ma la scontro fra l’interpretazione realistica della scienza moderna, difesa dal grande scienziato pisano, e l’interpretazione strumentalistica, sostenuta da Bellarmino e dal papa Urbano VIII, nonché anticipata, in campo protestante, dal teologo luterano Osiander nella prefazione del 1543 al capolavoro di Copernico, il trattato “De revolutionibus orbium coelestium”.

Il processo a Galileo e la conseguente abiura a cui l’autore del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” fu costretto segnarono la vittoria del “compromesso bellarminiano”, ossia del connubio tra una concezione strumentalistica della scienza moderna, che depotenziava il suo intrinseco significato materialistico, e l’ontologia religiosa creazionistica desunta dalla Bibbia. Ecco perché i ‘moderni Simplici’, che operano la separazione fra strumento e fine, si trovano esattamente nel solco tracciato dal “compromesso bellarminiano. Anche se si trovano in compagnia della maggioranza della comunità degli scienziati contemporanei, all’interno della quale i realisti sono una minoranza, questa collocazione non li rende meno subalterni alle direttive della Chiesa e, in particolare, alla linea teologica perseguita dall’attuale pontefice, che ripropone una visione strumentalistica della scienza e ne nega conseguentemente la portata intrinsecamente filosofica, orientata verso il materialismo.

Orbene, se quanto precede è esatto, non si può non approvare la giusta protesta, espressa da 67 docenti dell’Università “La Sapienza” di Roma in una lettera al Rettore, contro l’intervento di Joseph Ratzinger alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico: lettera in cui viene stigmatizzata l’inopportunità della presenza del papa e ribadita la laicità della scienza, nonché la sua libertà da ogni istituzione clericale.

Parimenti, se si ravvisa in tali princìpi il fondamento del mondo moderno, che è quanto dire della libertà moderna, non si può non simpatizzare con la parola d’ordine formulata dai gruppi studenteschi progressisti che contestano quella che, inizialmente, doveva addirittura essere una ‘lectio magistralis’ del papa tenuta in presenza del ministro dell’Università e della Ricerca: «Il sapere non ha bisogno né di padri né di padroni / Per un sapere, una scienza e una università laici».

Sennonché l’impostazione data alla protesta antipapale dal fisico Marcello Cini, la cui lettera al Rettore è esplicitamente citata e condivisa nella presa di posizione di quei docenti, se contiene alcune giuste considerazioni a proposito della condanna di Galileo da parte del Sant’Uffizio, nonché a proposito dei ‘crimini del cristianesimo’ (Crociate, ‘pogrom’ contro gli ebrei, sterminio degli indigeni delle Americhe, tratta degli schiavi e roghi dell'Inquisizione), presenta anche, a mio giudizio, un punto debole, che ne indebolisce e ne compromette la forza argomentativa.

Mi riferisco a quel passo della lettera di Cini, in cui questi rivendica il rispetto della «spartizione di sfere di competenza tra l’Accademia e la Chiesa», ossia il rispetto di quello che ho definito il “compromesso bellarminiano”. Laddove risulta con palmare evidenza che questa è una linea difensiva arretrata, che può essere sostenuta soltanto da chi non si rende conto, per insufficienza di analisi e di adeguata consapevolezza circa il significato della congiuntura ideologico-culturale in atto, che il disegno strategico di Ratzinger è proprio quello di rimettere in discussione il “compromesso bellarminiano” e le relative sfere di competenza assegnate, su tale base, alla Chiesa e all’Accademia, sviluppando un’offensiva antimoderna, di stampo neomedievale, con armi sofisticate tratte dalla filosofia della scienza contemporanea (ad esempio, con il richiamo all’anarchismo epistemologico di Paul Feyerabend., il quale, considerando equivalenti, da un punto di vista convenzionalistico, la religione, l’astrologia e la scienza moderna, ha ritenuto “giusto e ragionevole” il processo intentato dalla Chiesa a Galileo).

Se quanto precede è esatto, ne consegue che la linea corretta ed efficace, nel conflitto teorico-scientifico e politico-culturale con la Chiesa, non è quella di reclamare il rispetto di un “compromesso” che ha condotto progressivamente la comunità scientifica al disarmo filosofico, ma è quella di rilanciare con energia e determinazione la battaglia per il realismo e il materialismo, contro l’eclettismo e l’oscurantismo che, ammantandosi di orpelli postmoderni, tendono, da un lato, a stabilire un quasi-monopolio sulle discipline umanistiche e, dall’altro, a introdurre il germe velenoso di orientamenti reazionari tanto nelle concezioni teoriche quanto negli stessi procedimenti delle scienze naturali. All’irrazionalismo dell’età imperialistica e ai suoi alleati ‘laici’ e clericali va contrapposta, dunque, la ‘rivolta della ragione’, fondata sul pieno riconoscimento della funzione (non solo pragmatica e strumentale ma anche) filosofica e culturale della scienza moderna e sulla applicazione della medesima alla trasformazione della società, alla difesa della qualità della vita e alla crescita del benessere dell’intera umanità.


Dalla lettura delle pagine 2, 3 e 4 di Repubblica del 15 gennaio 2006 sulla vicenda della visita papale alla Sapienza, non sono i proclami di Gasparri o di Radio Vaticana a farmi uscire dai gangheri, ma la sottigliezza irreprensibile di Adriano Sofri o il “politicamente corretto” di Dario Fo. Certo, Sofri lascia cadere qualche mite allusione all’oltranzismo della chiesa e Fo esprime dei dubbi sull’applicazione equanime del diritto alla parola. Ma poi Fo non riesce a impedirsi di affermare: “Io sono pronto a farmi uccidere per garantire il diritto di parola a chi la pensa diversamente da me.” Io più modestamente avrei detto: “Se fossi abbastanza coraggioso, sarei pronto a farmi uccidere, pur che certi personaggi che hanno il monopolio della parola pubblica (giornalisti come Vespa o Ferrara, monarchi assoluti come Ratzinger, ecc.) tacessero almeno per qualche ora.”

Qui, davvero, ancor più che il laicismo, è in gioco un’altra cosa, ancor più importante. L’uso schifoso che si fa del diritto di parola, come se ogni giorno non assistessimo ad una confisca totale della libera e critica espressione, e ad un’ininterrotta celebrazione dello zelo nei confronti di tutto quanto è potente, istituzionale, ricco, di successo.

A seguito, “Il rifiuto del Papa e limiti del laicismo” (Carlo Gambescia); "L’ “Affaire” Galileo" (Franco Cardini);

Il diritto di parola è sacro, soprattutto quello del monarca dello stato pontificio. Il diritto di parola di un comune cittadino italiano, è assai meno sacro. Del cittadino italiano che contesta Ferrara al Teatro dal Verme, si parla come di “qualche contestatore portato via di peso”. Capite quanto sono vigliacchi i difensori del diritto alla parola di Ratzinger? Tutti sappiamo benissimo che il diritto alla parola del papa e quello di un cittadino italiano qualsiasi si realizzano in maniera radicalmente disuguale. La parola del papa, monarca assoluto del vaticano e della chiesa cattolica, è ad ogni istante nell’arena pubblica, raggiunge tutti, attraverso i più diversi mezzi, privati e statali, confessionali e non, per radio, televisione e stampa. Ma questo vale anche per opinionisti come Giuliano Ferrara, che dirigono un giornale, intervengono in TV. Ma dove starebbe, dunque, la libertà del cittadino qualsiasi, che non dirige un giornale e non è monarca assoluto? Può egli, in un’occasione pubblica come la serata al Teatro Dal Verme, di fronte a Ferrara che lancia la moratoria sull’aborto, prendere la parola? Farsi sentire dagli altri? “… qualche contestatore è portato via di peso”. Oppure “Mentre un’altra [donna] circondata dal servizio d’ordine, inscena una danza silenziosa, portando le due mani unite nel simbolo femminista sopra la testa”. Così il cronista di Repubblica, a pagina 4.

(Poco importa qui la fedeltà dei cronisti, l’impianto è ben riconoscibile: tutti hanno il diritto di mugugnare in privato, ma pochi hanno il diritto di parlare in pubblico e molti il dovere di tacere quando quei pochi parlano.) Quando il papa contesta le leggi di uno stato che non è il suo, fa il suo dovere. La gente può esprimere un’opinione contraria, ma deve stare ad ascoltarlo, a meno di gettare in fondo al mare la propria TV, canone rai compreso, e pure tutti i grandi quotidiani nazionali che ha ancora la debolezza di leggere. Quando dei docenti universitari e degli studenti universitari contestano la venuta del papa all’inaugurazione dell’anno accademico, costoro sono contro la libertà di parola, ossia sono dei dittatori, degli anti-democratici, insomma, la feccia. Non li si deve ascoltare. Se poi qualcuno che non è neppure docente universitario, ma davvero una persona qualsiasi, magari una “donna” o una “femminista” o un “contestatore”, vuole pretendere di replicare in pubblico a una persona “importante” (un Giuliano Ferrara), di quelle che parlano sempre davanti a platee, allora lo si “porta via di peso”. (O se sta zitto e balla, lo si “circonda”, in modo che non sia neppure visto.)

Ma di quale libertà di parola vanno cianciando? Prima dimmi quanto guadagni, quanti contratti hai firmato, quante cariche pubbliche o private cumuli, quanti titoli hai, quanto successo hai (ossia, quanti soldi fai fare agli altri), dopodiché vedremo per quanto tempo ti lascerò parlare e cosa ti permetterò di dire.
Dio strafulmini chi inventò la libertà di parola, perché poi tali sciacalli se ne servissero per imporre il dovere di tacere. (Anzi dio strafulmini se stesso, per aver permesso ciò.) Il giorno lunedì 14 gennaio, la stessa Repubblica intitolava “Riforme, diktat di Berlusconi. «Via la legge sulle tv o niente dialogo»”. Vogliamo parlare di libertà di parola? Di qualche problemino di monopolio dell’informazione che da qualche decennio impensierisce l’Italia? O facciamo un’equilibrata predica a questi fanatici docenti universitari, che hanno redatto una semplice lettera-appello?

(A coloro che parlano di censura nei confronti del papa, bisognerebbe far vedere, con il metodo Ludovico, L’udienza di Marco Ferreri del 1971, con un grande Jannacci, in veste di cittadino qualsiasi, che tenta disperatamente di incontrare di persona il papa.)

descubridor
00mercoledì 16 gennaio 2008 16:41
Re: Re: Re: Re: Re:
xiro.70, 16/01/2008 14.50:



A propossito, ma la Città del Vaticano compare nel rapporto annuale dei testimoni di Geova? [SM=g27997]
Ci sono congregazioni? Proclamatori?Studi biblici?SM=g27987]




***A propossito, ma la Città del Vaticano compare nel rapporto annuale dei testimoni di Geova?

[SM=g27987]


***Ci sono congregazioni?

[SM=g27987]


***Proclamatori?

Ne verrebbero molti dalle vicine vie di Roma.

***Studi biblici?

Questo non te lo so dire. Se ci sono sono sicuramente molto molto riservati e prudenti.
Nel passato ho notizia di una persona , per nove anni nella guardia palatina , che e' divenuto tdg.










descubridor
00mercoledì 16 gennaio 2008 17:06
Re: Re: Re: Re: Re:
Justeee, 16/01/2008 15.58:


Tutta questa levata di scudi mi sa molto di ipocrisia.
Inoltre , sempre sulla base della reciprocita'di divulgazione delle proprie idee , mi chiedo ( e' un eufemismo) cosa succederebbe se un rappresentante della mia confessione religiosa non dico chiedesse di essere ricevuto dal Papa per parlare di argomenti scritturali ma se cercasse di fare questo con le persone in Piazza S. Pietro.



questa levata di scudi nasce da un semplice ragionamento il presidente iracheno può parlare dove vuole e nessuno dice nulla tranne l'america , mentre un pontefice invitato non può ..
Oltretutto io so che girano voci di corridoio dove si dice che i tdg hanno avuto copntatti con il Pontefice o mi sbaglio ?? e poi scusami quale sarebbe il problema Barnabino dice che ha una cugina che gli ha consigliato di fare come i tdg [SM=x511473]

Ti ripeto, sarebbe bella la reciprocita'.
Non esiste. Allora potremmo fare cosi'.Visto che ogni volta che accendo la tv( pubblica o privata) c'e' il Papa o qualche cardinale che parla( a proposito del fatto che gli impediscono di parlare ) e parla anche alla tv di Stato ( a cui pago il canone) mi piacerebbe che alla stessa tv fosse dato spazio corrispondente anche ad altre confessioni religiose presenti in Italia.
Vi dovete mettere in testa che il nostro e' ormai un paese multilingue, multietnico e multireligioso.
Solo qui la Chiesa Cattolica ha uno spazìo talmente abnorme in tutti i sensi. Sei mai stato in Francia, in Inghilterra, nella cattolicissima Spagna per vedere quanto spazio ha anche solo nei notiziari?
Predicare in Piazza San Pietro? O sotto il colonnato del Bernini?













presso
00mercoledì 16 gennaio 2008 20:58
Il discorso della Sapienza è pronto. La Santa Sede teme per la traduzione12.19 15/01/2008, Rodari, Palazzo Apostolico.it
Dalle 10.50 alle 12.35 - tanti sono i minuti in cui, secondo il programma che girava ieri in Vaticano, Benedetto XVI rimarrá dopodomani alla Sapienza in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico - c’è tempo, parecchio tempo, per pronunciare, se non proprio una "lectio magistralis" come inizialmente avrebbe dovuto essere, quanto meno un ampio e articolato discorso.
Il Papa è intenzionato a sfruttarli tutti per leggere, come faceva un tempo quando insegnava nelle facoltá teologiche tedesche, un testo scritto di suo pugno, lungo e articolato, culturalmente molto impegnato. Dedicato, con ogni probabilitá, al rapporto tra fede e ragione, tra scienza e fede. Senza tuttavia entrare direttamente nelle critiche di questi giorni, quelle cioè relative a un discorso che egli pronunciò nel 1990 e nel quale citò (senza per la veritá fare sue queste parole) Feyerabend che difendeva la Chiesa contro Galileo.
Il Vaticano, ovviamente, difende la legittimitá della visita. Le uniche preoccupazioni, più che dalle proteste e dalle manifestazioni programmate fuori dall’Aula Magna, vengono dall’interno delle sacre mura. Giá, perché la domanda che circola in curia è: chi tradurrá in italiano il testo scritto in tedesco dal Papa? La sezione di lingua tedesca della segreteria di Stato (sarebbe l’ufficio competente) oppure la tedesca Ingrid Stampa, ex colf di Ratzinger, che oggi, assunta alle dipendenze di monsignor Sardi all’interno della stessa segreteria di Stato, non sempre si segnala (con conseguenze da non sottovalutare) per rigorositá e precisione nelle traduzioni dei testi papali?
Discorso a parte, Benedetto XVI tiene parecchio alla visita di giovedì. Instaurare un serio dialogo con il mondo accademico è azione che egli ritiene fondamentale in quanto è anche grazie a questo dialogo che è possibile una più efficace opera di evangelizzazione e di divulgazione della fede. E, in generale, è al mondo accademico che il Papa rivolge gran parte delle sue attenzioni. In primo luogo al mondo accademico "intra" ecclesiale e cioè a quello delle facoltá pontificie e degli istituti religiosi dove, insomma, studiano e si formano i futuri sacerdoti e religiosi.
Proprio in questi giorni in Vaticano, in coincidenza con la visita del Papa alla Sapienza, ha iniziato a lavorare a pieno regime il nuovo segretario della congregazione per l’educazione cattolica, il domenicano francese, monsignor Jean-Louis Bruguès, fino a poche settimane fa vescovo di Angers. Teologo moralista, appartenente alla scuola domenicana di pensiero tomista, Bruguès si segnala tra i suoi confratelli francesi per un particolare attaccamento alle tradizioni dell’ordine. Una caratteristica, quest’ultima, propria della Provincia domenicana di Toulouse, dalla quale il neo numero due del “ministero” per l’educazione cattolica proviene. A Toulouse, il motto domenicano "Contemplari et contemplata aliis tradere" (contemplare e trasmettere agli altri ciò che si è contemplato), non è un "optional" quanto la regola da mettere in pratica nel sottofondo di ogni giornata.
Bruguès ricevette una certa attenzione da parte del mondo dei media nel marzo del 1997 quando lavorò per la pubblicazione sull’Osservatore Romano di un lungo "excursus" dedicato al tema “Antropologia Cristiana e omosessualitá”. Fu in particolar modo l’Unitá che lo criticò ritenendo che le sue posizioni fossero degne di entrare all’interno di una «Summa teologica dell’omosessualitá».
In queste ore, Bruguès e il prefetto dell’educazione cattolica, il cardinale polacco Zenon Grocholewski, attendono con particolare attenzione il discorso del Pontefice alla Sapienza. Dal testo anch’essi potranno desumere importanti indicazioni da mettere in pratica all’interno del proprio operato. In particolare, intorno alla necessitá di mettere in campo un confronto con la cultura contemporanea senza dimenticare le veritá proprie della fede. Una metodica, quest’ultima, che Ratzinger ha fatto propria fin dagli anni in cui ha voluto incontrare varie personalitá del mondo accademico e culturale nel cosiddetto “Ratzinger Schuelerkreis”, un circolo formato da alcuni suoi ex alunni e che sul finire delle ultime due estati è tornato a riunirsi nella residenza estiva papale di Castelgandolfo.
purolator
00giovedì 17 gennaio 2008 08:00
non ho intenzione di accodarmi alla fila di puritani che hanno difeso a spada tratta il Pontefice, paragonando questo fatto "ad una vergogna simile a quella dei rifiuti napoletani", per usare parole udite ieri sera in un noto telegiornale. Benedetto XVI aveva, certo, tutto il diritto di andare a visitare l'università e di esprimere le proprie tesi: ma coloro i quali parlano di "vile attacco alla democrazia e alla libertà di parola" dovrebbero rendersi conto che anche i professori e gli studenti avevano tutto il diritto di dissentire e contestare le parole del papa. Se il Pontefice avesse confermato la sua visita all'ateneo, nessuno lo avrebbe preso a sprangate, nessuno gli avrebbe sputato addosso, non ci sarebbe stato l'Alì Agca di turno pronto a sparargli, come invece sembrerebbe leggendo certi articoli sui quotidiani; ci sarebbe stata una normale contestazione, come avviene nei confronti di un qualunque leader politico. Da cattolico, mi duole dirlo: anche Benedetto XVI ha sbagliato in questa vicenda, non accettando il confronto con chi, chiaramente, non sosteneva le sue stesse tesi. Avrebbe dovuto confermare la visita alla Sapienza, senza paura, perchè, come dicevo, nessuno gli avrebbe sparato addosso: semplicemente, ci sarebbe stato una contestazione verbale, come avviene spesso e sovente, non solo nelle nostre università. non posso approvare chi si sottrae ad un confronto, dando prova quasi di arroganza e superiorità. Con il Grande Wojtila non sarebbe successo.
spirito!libero
00giovedì 17 gennaio 2008 09:32
Chi è l'autore di questo passaggio ?

Te lo chiedo perche all'interno c'è scritto: "da cattolico" e da quanto ho capito non credo tu lo sia, dunque mi picerebbe sapere quale cattolico ha avuto il coraggio di scrivere quanto sopra.

Saluti
Andrea
xiro.70
00giovedì 17 gennaio 2008 13:12
Sintesi
Il Papa era stato invitato dal Rettore, forse impropriamente, ma comunque non si era autoinvitato.
Sarebbe potuto andare, ma non lo ha fatto per evitare una contestazione pubblica. Ha comunque mandato un messaggio, che è stato letto pubblicamente, e che non commento, non avendolo ancora visto.
Dunque per me il caso è chiuso.

Non condivido però le forme e i contenuti della contestazione di una minoranza di studenti, che pare continui ancora, stavolta contro Mussi e Veltroni.
Ma questa mia critica vale in generale, e non perché ora ci sia di mezzo il Papa. Periodicamente scuole e università vengono paralizzate, a volte per mesi, per occupazioni e contestazioni ideologiche e inconcludenti. Il '68 è passato da un pezzo, ed è ora che si aggiornino pure questi ragazzi...
presso
00venerdì 18 gennaio 2008 14:25
scusatemi la questione non è dare un'entità alla contestazzione il problema è il perchè non riceverlo , perchè non fatlo parlare .. tanto i media avrebbero riportato il discorso , che non voleva vederlo avrebbe evistato di andare all'incontro credo che la civiliòtà della cultura sia anche questo
(Upuaut)
00venerdì 18 gennaio 2008 16:52
la lettera di Marcello Cini

(buona lettura)

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Tra i firmatari, i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Luciano Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli.

Ecco il testo della lettera: "Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che _il collega Marcello Cini Le ha indirizzato_ sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano.
In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".
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La lettera di Marcello Cini

Era il 14 novembre del 2007 quando il professor Cini inviò la
seguente lettera aperta " Se la Sapienza chiama il Papa e lascia
a casa Mussi", pubblicata sul Manifesto



Signor Rettore, apprendo da una nota del primo novembre dell'agenzia di stampaApcom che recita: «è cambiato il programma dell'inaugurazione del 705esìmo Anno Accademico dell'università di Roma La Sapienza, che in un primo momento prevedeva la presenza del ministro Mussi a ascoltare la Lectio Magistralis di papa Benedetto XVI». Il papa «ci sarà, ma dopo la cerimonia di inaugurazione, e il ministro dell'Università Fabio Mussi invece non ci sarà più».

Come professore emerito dell'università La Sapienza - ricorrono proprio in questi giorni cinquanta anni dalla mia chiamata a far parte della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali su proposta dei fisici Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini e Enrico Persico - non posso non esprimere pubblicamente la mia indignazione per la Sua proposta, comunicata al Senato accademico il 23 ottobre, goffamente riparata successivamente con una toppa che cerca di nascondere il buco e al tempo stesso ne mantiene sostanzialmente l'obiettivo politico e mediatico.

Non commento il triste fatto che Lei è stato eletto con il contributo determinante di un elettorato laico. Un cattolico democratico - rappresentato per tutti dall'esempio di Oscar Luigi Scalfaro nel corso del suo settennato di presidenza della Repubblica - non si sarebbe mai sognato di dimenticare che dal 20 settembre del 1870 Roma non è più la capitale dello stato pontificio. Mi soffermo piuttosto sull'incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università - da più 705 anni incarnata nel mondo da La Sapienza dalla Sua iniziativa.

Sul piano formale, prima di tutto. Anche se nei primi secoli dopo la fondazione delle università la teologia è stata insegnata accanto alle discipline umanistiche, filosofiche, matematiche e naturali, non è da ieri che di questa disciplina non c'è più traccia nelle università moderne, per lo meno in quelle pubbliche degli stati non confessionali. Ignoro lo statuto dell'università di Ratisbona dove il professor Ratzinger ha tenuto la nota lectio magistralis sulla quale mi soffermerò più avanti, ma insisto che di regola essa fa parte esclusivamente degli insegnamenti impartiti nelle istituzioni universitarie religiose. I temi che sono stati oggetto degli studi del professor Ratzinger non dovrebbero comunque rientrare nell'ambito degli argomenti di una lezione, e tanto meno di una lectio magistralis tenuta in una università della Repubblica italiana. Soprattutto se si tiene conto che, fin dai tempi di Cartesio, si è addivenuti, per porre fine al conflitto fra conoscenza e fede culminato con la condanna di Galileo da parte del Santo ufficio, a una spartizione di sfere di competenza tra l'Accademia e la Chiesa. La sua clamorosa violazione nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico de La Sapienza sarebbe stata considerata, nel mondo, come un salto indietro nel tempo di trecento anni e più.

Sul piano sostanziale poi le implicazioni sarebbero state ancor più devastanti. Consideriamole partendo proprio dal testo della lectio magistralis del professor Ratzinger a Ratisbona, dalla quale presumibilmente non si sarebbe molto discostata quella di Roma. In essa viene spiegato chiaramente che la linea politica del papato di Benedetto XVI si fonda sulla tesi che la spartizione delle rispettive sfere di competenza fra fede e conoscenza non vale più: «Nel profondo.., si tratta - cito testualmente - dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall'infima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non agire "con il logos" è contrario alla natura di Dio».

Non insisto sulla pericolosità di questo programma dal punto di vista politico e culturale: basta pensare alla reazione sollevata nel mondo islamico dall'accenno alla differenza che ci sarebbe tra il Dio cristiano e Allah - attribuita alla supposta razionalità del primo in confronto all'imprevedibile irrazionalità del secondo - che sarebbe a sua volta all'origine della mitezza dei cristiani e della violenza degli islamici. Ci vuole un bel coraggio sostenere questa tesi e nascondere sotto lo zerbino le Crociate, i pogrom contro gli ebrei, lo sterminio degli indigeni delle Americhe, la tratta degli schiavi, i roghi dell'Inquisizione che i cristiani hanno regalato al mondo. Qui mi interessa, però, il fatto che da questo incontro tra fede e ragione segue una concezione delle scienze come ambiti parziali di una conoscenza razionale più vasta e generale alla quale esse dovrebbero essere subordinate. «La moderna ragione propria delle scienze naturali - conclude infatti il papa - con l'intrinseco suo elemento platonico, porta in sé un interrogativo che la trascende insieme con le sue possibilità metodiche. Essa stessa deve semplicemente accettare la struttura razionale della materia e la corrispondenza tra il nostro spirito e le strutture razionali operanti nella natura come un dato di fatto, sul quale si basa il suo percorso metodico. Ma la domanda {sui perché di questo dato di fatto) esiste e deve essere affidata dalle scienze naturali a altri livelli e modi del pensare - alla filosofia e alla teologia. Per la filosofia e, in modo diverso, per la teologia, l'ascoltare le grandi esperienze e convinzioni delle tradizioni religiose dell'umanità, specialmente quella della fede cristiana, costituisce una fonte di conoscenza; rifiutarsi a essa significherebbe una riduzione inaccetabile del nostro ascoltare e rispondere».

Al di là di queste circonlocuzioni (i corsivi sono miei) il disegno mostra che nel suo nuovo ruolo l'ex capo del Sant'uffizio non ha dimenticato il compito che tradizionalmente a esso compete. Che è sempre stato e continua a essere l'espropriazione della sfera del sacro immanente nella profondità dei sentimenti e delle emozioni di ogni essere umano da parte di una istituzione che rivendica l'esclusività della mediazione fra l'umano e il divino. Un'appropriazione che ignora e svilisce le innumerevoli differenti forme storiche e geografiche di questa sfera così intima e delicata senza rispetto per la dignità personale e l'integrità morale di ogni individuo.

Ha tuttavia cambiato strategia. Non potendo più usare roghi e pene corporali ha imparato da Ulisse. Ha utilizzato l'effige della Dea Ragione degli illuministi come cavallo di Troia per entrare nella cittadella della conoscenza scientifica e metterla in riga. Non esagero. Che altro è, tanto per fare un esempio, l'appoggio esplicito del papa dato alla cosiddetta teoria del Disegno Intelligente se non il tentativo - condotto tra l'altro attraverso una maldestra negazione dell'evidenza storica, un volgare stravolgimento dei contenuti delle controversie interne alla comunità degli scienziati e il vecchio artificio della caricatura delle posizioni dell'avversario - di ricondurre la scienza sotto la pseudo-razionalità dei dogmi della religione? E come avrebbero dovuto reagire i colleghi biologi e i loro studenti di fronte a un attacco più o meno indiretto alla teoria danwiniana dell'evoluzione biologica che sta alla base, in tutto il mondo, della moderna biologia evolutiva?

Non desco a capire, quindi, le motivazioni della Sua proposta tanto improvvida e lesiva dell'immagine de La Sapienza nel mondo. Il risultato della Sua iniziativa, anche nella forma edulcorata della visita del papa (con «un saluto alla comunità universitaria») subito dopo una inaugurazione inevitabilmente clandestina, sarà comunque che i giornali del giorno dopo titoleranno (non si può pretendere che vadano tanto per il sottile): «Il Papa inaugura l'Anno Accademico dell'Università La Sapienza».

Congratulazioni, signor Rettore. Il Suo ritratto resterà accanto a quelli dei Suoi predecessori come. simbolo dell'autonomia, della cultura e del progresso delle scienze.

Marcello Cini
Cryptone
00venerdì 18 gennaio 2008 17:29
Re:
[POSTQUOTE][QUOTE:77274025=presso, 18/01/2008 14.25]scusatemi la questione non è dare un'entità alla contestazzione il problema è il perchè non riceverlo , perchè non fatlo parlare .. tanto i media avrebbero riportato il discorso , che non voleva vederlo avrebbe evistato di andare all'incontro credo che la civiliòtà della cultura sia anche questo [/QUOTE][/POSTQUOTE]

no guarda forse non hai compreso bene come è andata la faccenda, infatti è il papa che non ha voluto andare alla sapienza.
Quindi o il papa ha paura delle contestazioni oppure ha pensato bene di fare nascere il caso e la polemica che sta montando in questi giorni, cmq una mossa vincente.
xiro.70
00venerdì 18 gennaio 2008 19:34
Due precisazioni per Upuaut (anche se non c'entra nulla con l'argomento), a proposito della sua citazione di Cini:

1) mi risulta che in alcuni stati del nord Europa la teologia sia facoltà universitaria, vedi ad esempio www.helsinki.fi/teol/english/
Però effettivamente in Italia, nell'Università Statale, la facoltà di teologia non esiste...esiste però quella di studi islamici, a Napoli!

2) a proposito delle crociate, daccordo, tutto vero, i cristiani le hanno combattute. Però mi risulta che lo abbiano fatto anche i musulmani, giusto? E che in pochissimi anni l'islamismo si espanse anche con la spada, arrivando a lambire il cuore dell'Europa. Sarebbe stato meglio per noi?
Poi, a proposito di laicità, una componente numerosa del mondo islamico teorizza e tenta di imporre lo stato teocratico.
Non riesco proprio a capire perché questi fatti vengano ignorati sistematicamente dai rappresentanti del mondo laico, almeno in Italia.


Per il resto, le argomentazioni dei professori sono legittime, tanto più che erano rivolte al Rettore, che a loro avviso aveva impropriamente invitato il Papa, e solo indirettamente al Papa stesso.
Cryptone
00sabato 19 gennaio 2008 09:04
Re:
xiro.70, 18/01/2008 19.34:

Due precisazioni per Upuaut (anche se non c'entra nulla con l'argomento), a proposito della sua citazione di Cini:

1) mi risulta che in alcuni stati del nord Europa la teologia sia facoltà universitaria, vedi ad esempio www.helsinki.fi/teol/english/
Però effettivamente in Italia, nell'Università Statale, la facoltà di teologia non esiste...esiste però quella di studi islamici, a Napoli!

2) a proposito delle crociate, daccordo, tutto vero, i cristiani le hanno combattute. Però mi risulta che lo abbiano fatto anche i musulmani, giusto? E che in pochissimi anni l'islamismo si espanse anche con la spada, arrivando a lambire il cuore dell'Europa. Sarebbe stato meglio per noi?
Poi, a proposito di laicità, una componente numerosa del mondo islamico teorizza e tenta di imporre lo stato teocratico.
Non riesco proprio a capire perché questi fatti vengano ignorati sistematicamente dai rappresentanti del mondo laico, almeno in Italia.


Per il resto, le argomentazioni dei professori sono legittime, tanto più che erano rivolte al Rettore, che a loro avviso aveva impropriamente invitato il Papa, e solo indirettamente al Papa stesso.



a torino ad esempio c'è la facoltà di teologia.
le crociate che centrano ora?
non credo che se invece del papa si fosse invitato un esponente dei talebani nessuno avrebbe avuto da obbiettare.

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