Re: Re: CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Sihaya.b16247, 12/08/2007 23.10:
Grazie, Sihaya.b16247, che hai provveduto alla mia svista lasciando, però, il titolo di un documento sul quale, è fondamentale che tutti possano riflettere.
Ritengo ora appropriato offrire, in questo thread, uno spazio anche alle voci dissidenti; specialmente di coloro che, definendosi “teologi cattolici”, hanno fatto una lettura superficiale ricavandone poi una cattiva interpretazione ad un superlativo testo teologico così valente e in perfetta linea col Vaticano II, circa i “corretti” rapporti con le altre confessioni cristiane, sennonché con le religioni nei generis.
Sempre a mio avviso, sono proprio questi i “cristiani” dotti, i quali, più che essere discepoli coerenti e in piena comunione al servizio dell’unica Chiesa di Cristo, si distinguono come quegli “intellettuali” che minano piuttosto al fondamento della “fede”, non solo cattolica, dando priorità ai seri dubbi circa le competenze del magistero vescovile nella Chiesa docente e maestra. Lo fanno specie, quando questa Tradizione apostolica si esprime a livello di Concilio Ecumenico o attraverso quelle istituzioni ecclesiastiche fondamentali, di cui appunto è decisiva la “Congregazione per la Dottrina della Fede”.
Documento sottoscritto da 53 teologi belgi a proposito
della Dichiarazione "Dominus Iesus"
Il recente documento “Dominus Iesus” promulgato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede intende delineare la posizione del cristianesimo rispetto alle altre religioni, e della Chiesa cattolica rispetto alle altre religioni cristiane. Come teologi e teologhe del Belgio francofono, intendiamo reagire con chiarezza deplorando il tono e il contenuto del documento romano.
Le nostre riflessioni vertono su diversi punti:
Noi rigettiamo il senso di superiorità che questo testo suggerisce ai cattolici rispetto agli altri cristiani, e ai cristiani rispetto ai credenti delle altre religioni. Questo atteggiamento ci appare come estremamente pregiudizievole nei confronti dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, in Occidente come nei paesi del terzo mondo.
Noi pensiamo che la questione della verità affrontata dal documento è di una importanza fondamentale, ma essa, a nostro avviso, non può essere trattata che su un piano di parità in cui ciascuno propone il cammino che è il suo, senza assolutizzarlo. Giudicare il valore della tradizione spirituale dell’altro alla luce della tradizione cattolica identificata con la verità su Dio, ci sembra una via senza uscita non conforme né alle intuizioni né a certe affermazioni del Concilio Vaticano II, in particolare alla dichiarazione sulla libertà religiosa. Inoltre, questo atteggiamento non tiene conto del lavoro ecumenico e interreligioso svolto fin da allora, né del cammino percorso con coloro che non credono in Dio su questioni come la giustizia, la verità, il senso della vita.
Noi crediamo che Cristo è «la via, la verità e la vita» all’interno dell’atto di fede, ma crediamo anche che la pienezza della verità è avanti a noi e nessuno può pretendere di possederla.
A nostro avviso, il documento va contro lo spirito di dialogo del Vaticano II e offre l’idea di una Chiesa ripiegata su delle certezze fossilizzate e riaffermate con un tono autoritario che credevamo relegato nel passato. Inoltre, questo testo ci sembra in totale sfasamento con la vita quotidiana di numerosi cattolici e con gli studi di molti teologi, impegnati in un lavoro di ricerca con i non cattolici, credenti o no.
Vogliamo anche sottolineare la contraddizione tra la dichiarazione romana e i gesti simbolici compiuti dal Papa nei confronti delle altre Chiese e delle altre religioni. La “Dominus Iesus” arreca danno alla credibilità di questa condotta di Giovanni Paolo II.
La dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede ha già suscitato numerose reazioni. La nostra è quella di teologi cattolici rattristati nel vedere una autorità della loro Chiesa rispondere a delle questioni reali con delle risposte unilaterali, senza attenuazioni e presentate come definitive. Un tale documento non può che sminuire la credibilità di una istituzione che, diversamente, potrebbe essere portatrice del soffio del Vangelo.
I firmatari sono:
Roger Aubert, Philippe Bacq, Ignace Berten, Daniel Chavée, Maurice Cheza, Pierre de Locht, Patrick Denis, Alice Dermience, Joseph Dewez, Tony Dhanis, Elena Di Pede, Louis Dingemans, Joseph Famerée, Jean-Marie Faux, Camille Focant, André Fossion, Gérard Fourez, Jean-Pierre Gérard, Adolphe Gesché, Philippe Goffinet, Joseph Havet, Élisabeth Henneau, Omer Henrivaux, Anne Hermant, Jean-Philippe Kaefer, Brigitte Laurent, Paul Lebeau, Walter Lesch, Dominique Martens, Jean-Pierre Massaut, Étienne Mayence, José Michaux, Hans Miessen, Pierre Mourlon-Beernaert, Philippe Muraille, Jean Pirotte, Joseph Ponthot, Marie-Paule Préat, Gabriel Ringlet, Bernard Saintmard, Jacques Scheuer, Maurice Simon, Claude Soetens, Jules Solot, Mari-Alice Tihon, Paul Tihon, Thierry Tilquin, Jean-Louis Undorff, Bernard Van Meenen, Guy Vanhoomissen, Jacques Vermeylen, André Wenin, Bernadette Wiame.