"Un figlio"

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Madil
00martedì 6 gennaio 2004 18:18
Successe in un attimo. Si alzò dal divano, fece i quattro passi che lo separavano dal suo io magnetico e spense il televisore. E lì in piedi, incerto se rituffarsi tra le braccia del divano o attraversare coraggiosamente il soggiorno e quindi affrontare le insidie agli angoli del corridoio e, soprattutto, dietro la porta dello studio, si ritrovò a guardare il suo manifesto preferito. Così nitido e lucente, senza i bruschi riflessi del vetro che lo racchiudeva, gli sembrava di non averlo mai visto. “Il bacio” era tornato a essere un bacio.
Nelle orecchie pulsava il solito ronzio. In bocca sentiva un grande umido, la saliva sgorgava fluente, la lingua si agitava: non sapeva dove mettersi, se attaccata al palato o sgusciante fra i denti o acquosa sulle labbra.
Ingoiava i suoi liquidi e guardava quei due profili che si volevano baciare ma che non si baciavano e che forse non si sarebbero mai baciati. Due profili scomodi, rattrappita lei, esagerato lui. Respinse con un sorriso l’interpretazione spontanea dell’uomo e della donna così vicini ma così lontani, che stanno sempre lì lì per congiungersi senza per questo riuscirci mai definitivamente, sempre cercandosi e sempre schivandosi. Per evitare altri e più penosi interrogativi, si limitò a ricordare che tra la donna e l’uomo fluiscono relazioni asimmetriche, il più delle volte misteriose; e pertanto risultava del tutto inutile star lì a ragionarci su. Malgrado questo, tentò altre letture, subito inorridendo per la loro banalità. Sorrise e si rassicurò dicendosi quel che sapeva da tempo, e cioè che l’arte ignora e anzi deride la vicenda umana: ha forza in sè, non è l’inerte precipitato delle pigrizie che si nascondono dietro sguardi sbrigativi.
Gustav Klimt era uno che graffiava, non un dispensatore di carezze cromatiche, uno che si ribellava a ogni ragionevolezza formale, così come ai condizionamenti culturali.
Chiuse gli occhi, li riaprì e si sorprese ancor in mezzo al soggiorno, insieme al suo ronzio.

“Un figlio” di Sandro Medici

Un libro che ho letto anni fa e che oggi ho ripreso in mano, non fosse altro che per rimirarne la copertina: un ritratto di Egon Schiele.
Mimmo, il protagonista, è alla ricerca di una via di salvezza dalla dolorosa crisi che lo imprigiona nella sua confusa, paralizzante paura degli altri, di sè stesso, delle strade...
Bello.

Madil [SM=g27823]

beren erchamion
00martedì 6 gennaio 2004 21:43

Madil
00mercoledì 7 gennaio 2004 22:35
Fantastico, grazie Beren!

Madil [SM=g27838]
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